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La sposa yemenita, la regina di Saba non c'è più

La sposa yemenita, la regina di Saba non c'è più

Battaglia e Cannatella narrano a fumetti vita Yemen e sua agonia

01 luglio 2017, 14:06

di Luciana Borsatti

ANSACheck

La sposa yemenita - RIPRODUZIONE RISERVATA

La sposa yemenita - RIPRODUZIONE RISERVATA
La sposa yemenita - RIPRODUZIONE RISERVATA

(ANSAmed) - ROMA, 1 LUG - LAURA SILVIA BATTAGLIA E PAOLA CANNATELLA, LA SPOSA YEMENITA (BECCO GIALLO, pp.130, euro 16) - Sbiadito per molti il mito della Regina di Saba, confinati a cataloghi turistici ormai poco frequentati i merletti che ornano suoi palazzi, lo Yemen è ora un Paese, e soprattutto un conflitto, dimenticato. Va dunque a Laura Sivia Battaglia, giornalista free-lance e documentarista che vive tra Milano e Sanaa, il merito di dedicargli non un saggio né un romanzo, ma un libro a fumetti che dice molto di lei ma anche della cultura, della società, della vita quotidiana e delle attuali tragedie di questa striscia di terra a sud della Penisola arabica. Una terra devastata dalla guerra in corso da oltre due anni tra i ribelli Houthi e la coalizione a guida saudita, e rifugio sicuro per i terroristi di Al Qaeda e Isis. 

    Accompagnata dall'abile matita di Paola Cannatella - già autrice di una biografia a fumetti della giornalista Maria Grazia Cutuli, uccisa in Afghanistan - Laura Silvia Battaglia si racconta dall'epoca del suo primo incontro con lo Yemen nel 2011, e da studentessa di arabo in un istituto della capitale. Ma per farlo sceglie le scene di un matrimonio in puro stile yemenita, in cui le donne - in eleganti e succinti abiti occidentali celati sotto il niqab - festeggiano per tre giorni separate da uomini. E' qui che sarà proprio lei, unica ospite occidentale, a ricevere dalla sposa la prima rosa rossa del bouquet, presagio sicuro che presto a sposarsi sarà proprio lei.

    E così infatti le accadrà qualche tempo dopo, con un giovane yemenita che insegnava nella sua stessa scuola. Ma l'amore è solo uno dei fili rossi della narrazione, e lo Yemen che vi prende vita - e stregò tanto Pasolini da portarlo a girare proprio qui alcuni dei suoi film - è anche l'apertura a un reciprocamente rispettoso dialogo interreligioso fra lei, di fede e formazione cattolica, ed il più importante Sheikh di Sanaa - graficamente rappresentato da una delle vignette più belle del libro. Ci sono poi le donne dello Yemen, che dalla 'rivoluzione' del 2011 si coprono di più ("il niqab è arrivato in Yemen come una folata di vento con la vittoria di Islah, il partito dei Fratelli Musulmani, e con l'ingresso nel Paese di salafiti pakistani"). Donne che "impari a distinguere solo dagli occhi, da un guizzo inconsulto, da un rilievo della palpebra in giù".

    E ci sono gli attacchi Usa con i droni e con le loro vittime collaterali, e la reazione dal basso di chi fornisce 'counseling psicologico' ai sopravvissuti. E poi ancora c'è l'Isis, nella famiglia di un esponente ucciso si beve tè e mastica 'qat' in salotto, con le insegne di Daesh alle pareti. E infine, ci sono gli attentati suicidi, come quello nel centro di Sanaa del 9 ottobre 2014, che lascia sul terreno decine di scarpe e un odore che ti si "aggrappa agli organi interni". Perché la morte, quella vera, è "una cosa che non si vede", "semplicemente si odora. Fino alla nausea". "Ad oggi, dopo un anno vissuto lontano dalla mia Sanaa - racconta Laura Silvia Battaglia nella sua post-fazione, soffermandosi su un conflitto che ha mietuto quasi 10 mila vittime civili secondo l'Onu, con immense distruzioni di infrastrutture civili e di ospedali -, posso dire che non è più la città di prima. Le persone non sono più le stesse. Ogni gentilezza è svanita e la guerra ha steso una coltre di paura, rassegnazione e rabbia su ogni yemenita. Sanaa non è più la stessa, sommersa da colline di spazzatura, attraversata da bambini e donne mendicati, da disabili straccioni".

    E forse hanno avuto ragione, lei e Paola Cannatella, a scegliere il fumetto per raccontare questa storia che altrimenti nessuno, forse, avrebbe mai scelto di leggere. 
   

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