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Enard e il banchetto annuale della confraternita dei becchini

Enard e il banchetto annuale della confraternita dei becchini

Etnologo al lavoro nella umana, divertente Francia di provincia

ROMA, 01 febbraio 2022, 09:34

di Paolo Petroni

ANSACheck

Il banchetto annuale della confraternita dei becchini - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il banchetto annuale della confraternita dei becchini - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il banchetto annuale della confraternita dei becchini - RIPRODUZIONE RISERVATA

    MATHIAS ENARD, ''IL BANCHETTO ANNUALE DELLA CONFRATERNITA DEI BECCHINI'' (E/O, pp. 476 - 19,00 euro - Traduzione di Yasmina Melaouah).
    Si capisce che Enard sa bene cosa sia, per esempio, il sangue di gallina cotto e servito come prelibatezza a una cena, perché conosce quei sapori e tutta la realtà umana e di paesaggi e freddo della zona rurale Deux-Sèvres della Francia centrale entroterra del vicino oceano, che è quella dove è nato e cresciuto e di cui è proposta una mappa ad apertura di volume. E questo va tutto a vantaggio della verità, la forza, il colore e l'umanità non senza una sottile punta di ironia di questo romanzo bonario e divertente che racconta di David Mazon, trentenne antropologo che, per la tesi da ricercatore, si reca in quei luoghi per raccontarli con occhio che si ispira, pur in una realtà assai meno esotica, ai lavori di quelli che ritiene i suoi punti di riferimento, Malinowski e Lévi-Strauss.
    Il racconto è in realtà la storia di un'educazione sentimentale sui generis e con un velo di ironia nella trasformazione, col passare dei mesi e del condividere quella realtà rurale e paesana con le serate nell'unico bar, di un cittadino intellettuale e studioso in un contadino, anche grazie all'innamorarsi di quella Lucie, da cui dipendono il cugino Arnaud pieno di tic e il vecchio nonno da badare. Così, all'inizio, ovviamente, guarda con sospetto e insofferenza anche lei, e poi si ritrova a aiutarla nei lavori dell'orto e, alla fine, a lasciare la fidanzata Laura con relative fantasie erotiche e a rimettere a posto una fattoria in terreni a una ventina di chilometri di distanza per andare a vivere assieme con lei ''dove è ancora possibile lavorare la terra'' e che chiama ''Ai Buoni Selvaggi, mettendo assieme Montaigne, Rousseau, Lévi-Strauss e l'arte del branding cara ai teorici del marketing''.
    In quella campagna che pare ferma nel tempo ci sono poi centri commerciali non lontani da bar in cui gli anziani giocano a carte bevono, mentre qua e là hanno una casa cittadini alla ricerca di una ideale vita nella natura, e David frequenta tutto e tutti, compresi curiosi personaggi che son quelli che alla fine più lo interessano, per cercare di capire le contraddizioni e le stratificazioni del posto e far capire il tono del romanzo, che ha la sua figura esemplare in Martial. Questi, sindaco e becchino capo di la Pierre-Saint-Chritophe, è colui che organizza l'annuale riunione conviviale di tutti i rappresentanti della sua professione, che non a caso dà il titolo al libro e ne è la rabelaisiana parte centrale, per pantagrueliche mangiate e bevute con brindisi ''Alla morte, unica amante!'' e per l'uso di una lingua vivace e anche ricca di invenzioni (tradotto con virtuosismo dalla Melaouah) per cui ecco chi ''era satroppo di cibo, da arrivare a dirsi non ne pasto più''. I ''pizzicamorti'' tengono a turno un discorso dagli ebbri toni filosofico letterari, tra l'altro per decidere se dar per la prima volta accesso alle donne alla loro particolare professione. Nello stile di Enard, autore di alcuni romanzi storico-fantastici ambientati nel Medio Oriente e in Russia, tra cui ''Bussola'' con cui ha vinto il premio Goncourt e il Von Rezzori, il passato acquista sempre senso e, studiando la vita e il carattere delle persone, risale alle loro famiglie, ai genitori, ai nonni, con i traumi prodotti dalle due guerre mondiali, e da lì, evocati da qualche particolare o figura, ecco che si viaggia dai nostri giorni complicati indietro a epoche più o meno vicine o lontane della storia, non per un romanzesco divagare, ma per voler dare profondità e radici a quel che si va raccontando. Un mosaico affascinante di vite che, accanto a quelle odierne di David e gli altri protagonisti, in un procedere continuo vanno ''dalle mani insanguinate delle levatrici alle spalle dei becchini'' e riguardano anonimi paesani d'ogni tipo, da onesti artigiani a banditi, da cuoche a streghe, come grandi figure che in quel di Deux-Sèvres sono almeno passati, da Giulio Cesare a Napoleone. Del resto l'epigrafe del romanzo è del monaco Thich Nhat Hanh che, citando Budda, dice: ''Nelle nostre vite precedenti siamo stati tutti, terra, pietra, rugiada, acqua, fuoco, albero, insetto, pesce tartaruga, uccello e mammifero''.
   

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