L'Enel punta a dimezzare l'utilizzo
di materie prime consumate rispetto all'Ebidta, implementando la
circolarità lungo l'intera catena del valore, attraverso il
riutilizzo, l'allungamento della durata di vita e recupero di
asset e materiali a fine vita. Per questo da oltre tre anni sono
al lavoro 30 esperti che lavorano nei diversi business per
studiare effetti e fabbisogni, catene di approvvigionamento e
rischi politici. E' quanto ha affermato il direttore Italia del
gruppo Enel, Nicola Lanzetta, in audizione in Parlamento
sull'approvvigionamento di materie prime critiche. Lanzetta, tra
le altre cose, ha spiegato che il gruppo sta studiando come
ricavare litio non dalle tradizionali miniere, ma da siti
geotermici. Una sperimentazione in tal senso è stata avviata nel
Lazio.
Le analisi condotte dai 30 esperti hanno permesso di
identificare le materie prime prioritarie in termini di
strategicità e volumi, raggruppabili in tre Cluster: 1)
"Polisilicio", importante nella filiera del fotovoltaico e chip;
2) il "gruppo dei Materiali Specialistici" materie prime
impiegate principalmente per accumulatori (litio, grafite e
fosforo) e per PV (fosforo) con livelli di criticità legati al
rischio geopolitico, a causa di una supply chain molto
concentrata in Cina; 3) il "gruppo dei Metalli Base", materie
prime tradizionalmente utilizzate in grandi volumi come rame,
acciaio e alluminio, accumunate da rischi ambientali ed
economici legati ai loro elevati volumi di utilizzo e alla
concorrenza tra differenti settori nell'approvvigionamento.
L'analisi - ha spiegato Lanzetta - ha permesso la definizione
di una strategia e di un piano di azione per singola materia
prima che tenga conto di tutti gli impatti del ciclo di vita ed
agisca su ogni leva possibile per mitigarne i rischi.
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