"La preoccupazione è innegabile", avverte il presidente di Confindustria Emanuele Orsini che, dopo l'annuncio dell'amministrazione Trump di dazi sull'Europa, invoca "misure straordinarie per un momento straordinario", per "cambiare tutto". All'Europa chiede "coraggio e agire subito".
Serve "un patto bipartisan per il Paese e per l'Europa", dice il leader degli industriali.
L'allarme dazi ha acceso il clima alla riunione del Consiglio Generale di Confindustria che ha ospitato il presidente dell'associazione degli imprenditori europei BusinessEurope, Fredrik Persson: in quella sede, "il grido d'allarme lanciato dal presidente Emanuele Orsini e gli altri interventi rappresentano la voce di tutta l'industria italiana", riferisce il presidente di FederlegnoArredo, Claudio Feltrin, che riporta le preoccupazioni emerse: "Non è più pensabile rimanere indifferenti e silenti di fronte a eventi che rischiano di scardinare il nostro sistema produttivo. Dal presidente Trump arrivano decisioni che, se applicate, metterebbero nel giro di 24 ore in ginocchio imprese, lavoratori e a cascata tutta l'economia italiana".
Nel 2024 le vendite di beni italiani negli Usa sono state pari a circa 65 miliardi di euro, con un export italiano più esposto della media Ue al mercato Usa: è in questo scenario - nell'analisi del Centro studi di Confindustria - che vanno pesati i rischi legati ad una guerra dei dazi. "I settori più esposti sono quelli della chimica e del farmaceutico", e "altri prodotti italiani per cui è rilevante il mercato americano, secondo i criteri di esposizione e surplus, comprendono anche mezzi di trasporto, macchinari, alimentari e bevande". Di fronte ad una 'America First Trade Policy' della seconda amministrazione Trump" che "si annuncia più aggressiva e imprevedibile e minaccia una escalation protezionistica" - avvertono gli economisti di via dell'Astronomia - già solo "l'elevatissima incertezza, generata dalla sola minaccia di far precipitare le relazioni commerciali ed economiche in spirali ritorsive, è in grado, da sé, di produrre effetti profondi sul commercio e sulle connessioni economiche mondiali".
Tutti "i principali comparti manifatturieri italiani sono potenzialmente esposti a misure protezionistiche americane. Tutti i settori godono, infatti, di un surplus commerciale con gli Stati Uniti, con l'eccezione di un marginale deficit in quello della carta".
Il possibile impatto complessivo sull'Italia di dazi Usa è ancora difficile da calcolare. A fare una prima stima è stata Confartigianato: il calo in valore dell'export italiano potrebbe superare gli 11 miliardi, arrivando fino al -16,8% delle nostre esportazioni negli Stati Uniti.
L'analisi evidenzia in particolare il rischio per "i settori con la maggiore presenza di micro e piccole imprese, nella moda, mobili, legno, metalli, gioielleria e occhialeria". Le regioni più esposte sono Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Piemonte e Lazio, e tra le province, prima Milano poi Firenze, Modena, Torino, Bologna, Vicenza. In allarme anche il settore moda. E con dazi del 25% sull'agroalimentare un "sicuro calo delle vendite" negli Usa sarà la conseguenza - calcola Coldiretti - di un aumento dei costi per i consumatori americani fino a 2 miliardi di euro.
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