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Coop. Frutti di Pace, in Bosnia ancora troppi partiti dell'odio

Coop. Frutti di Pace, in Bosnia ancora troppi partiti dell'odio

Vincitore del Premio Nonino 'Risit d'aur' con Angelo Floramo

UDINE, 26 gennaio 2024, 15:59

Redazione ANSA

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"In Bosnia, come quasi in tutta la ex Yugoslavia, la situazione è tremenda perché quasi ovunque sono al potere partiti che hanno fatto la guerra e nelle cui campagne elettorali si parla solo dell'odio e della paura dell' altro". Lo ha detto Radmila (Rada) Zarkovic. presidente della cooperativa bosniaca Insieme "Frutti di pace", creata nel 2003 da un gruppo di "pacifiste in pratica", e premiata con il Nonino Risit d'aur, Barbatella d'oro, che sarà consegnato domani a Ronchi di Percoto (Udine).
    Con la cooperativa, premiato anche Angelo Floramo, docente, storico e consulente della Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli, che ha scoperto Insieme Frutti di Pace portando i suoi allievi in visita in Bosnia.
    Insieme Frutti di pace raggruppa 500 famiglie che raccolgono a mano frutti di bosco, producendo marmellate e succhi, realizzando la pratica della condivisione e della convivenza pacifica tra persone di diversa appartenenza etnica e religiosa.
    "Quello che preoccupa di più oggi in Bosnia - ha aggiunto Rada - è che le ferite sono ancora aperte e i nostri giovani studiano fino all'Università con l'idea di andarsene poi dal nostro Paese". "Accogliamo questo premio anche come una bella e importante forma di promozione per la nostra cooperativa".
    "L'incontro con Insieme Frutti di pace - ha spiegato Angelo Floramo - è avvenuto perché porto i mei studenti in Bosnia non perché vedano l'orrore della guerra, ma perché imparino quanto può essere gioioso costruire la pace, come fanno questi uomini e queste donne che hanno messo insieme un'utopia diventata concreta". "Li porto perché viaggiare implica l'altrove e dunque incontrare il diverso da te, e riconoscere in lui frammenti di te. Capacità che era propria dei nostri antenati - ha concluso - migranti friulani che lasciavano la porta aperta al resto del mondo perché avevano saputo cosa significava essere discriminati; una tradizione della nostra terra che nel post terremoto è stata messa a dura prova dall'avvento del benessere".
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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