Per la spesa militare programmata la
Nato e l'Europa usano due indicatori diversi, uno calcolato per
cassa e l'altro per competenza, con il risultato che i criteri
della nuova governance europea "recepirebbero un aumento della
spesa militare in modo più lento" rispetto a quelli della Nato.
Lo ha spiegato Stefano Menghinello dell'Istat in audizione alle
commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato sul Documento di
finanza pubblica.
"Quando si parla di spesa per la difesa non c'è un solo
indicatore. Per la spesa militare programmata la Nato usa un
indicatore misurato in un certo modo, per la governance europea
si fa riferimento al Sec. Ci sono implicazioni rilevanti. Per
l'aggregato Nato si fa riferimento a pagamenti per cassa: basta
mettere soldi e l'indicatore sale, quindi il target è
perseguibile. L'impatto della stessa spesa nel contesto Sec è
diverso perché non si ragiona per cassa, ma per competenza e ci
sono alcune piccole differenze metodologiche. Nel 2022
l'incidenza della spesa militare sul Pil secondo i criteri Nato
era è dell'1,5%, secondo la spesa della Pa era dell'1,2%. Quindi
i criteri Sec - ha spiegato -, quelli cioè adottati dalla nuova
governance europea recepirebbero un aumento della spesa militare
in modo più lento, perché mentre quello Nato è per cassa, questo
è per competenza, e siccome le armi vanno vendute e consegnate e
sono contratti enormi, tra una spesa rilevata secondo
l'indicatore Nato e secondo l'indicatore Sec passa un po' di
tempo".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA