(di Serena Di Ronza)
Il braccio di ferro fra Donald
Trump e Jerome Powell appare destinato a durare a lungo. "Quando
lascerà sarà sempre troppo tardi", ha criticato il presidente
americano sul suo social Truth, puntando il dito contro la
lentezza del numero uno della Fed nel tagliare i tassi di
interesse.
L'attacco frontale è arrivato dopo la cautela espressa da
Powell sulle prossime mosse della Fed e, secondo alcuni
osservatori, conferma la volontà di Trump di sbarazzarsi del
presidente della Fed. Ipotesi che la Casa Bianca smentisce
seccamente: il post su Truth - precisa un funzionario
dell'amministrazione - non va assolutamente letto come una
minaccia di cacciare Powell. Il segretario al Tesoro Scott
Bessent sta conducendo una battaglia dietro le quinte per far
capire all'amministrazione con la massima chiarezza che cercare
di rimuovere Powell rischierebbe di destabilizzare i mercati
finanziari, che già attraversano un periodo di volatilità
dovendo digerire la svolta commerciale americana.
Il presidente della Fed si è attirato la rabbia di Trump
ammettendo che l'impatto dei dazi sull'economia potrebbe
rivelarsi ben maggiore delle attese, oltre a causare un aumento
dell'inflazione. Parole che, nel mezzo della guerra commerciale,
hanno mandato su tutte le furie Trump: "Sbaglia ed è sempre in
ritardo" sui tassi, ha tuonato osservando come i prezzi del
"petrolio, degli alimentari e anche delle uova sono scesi". Cali
che, secondo il presidente, sono una motivazione più che valide
per ridurre il costo del denaro. Powell però non appare
convinto: temendo un rialzo dei prezzi a causa dei dazi, il
presidente della Fed ha ribadito che la banca centrale è in una
"buona posizione per attendere maggiore chiarezza" prima di
agire, confermando quindi che i tassi resteranno per ora fermi.
Un taglio alla riunione di maggio è, secondo gli analisti,
impossibile mentre a giugno c'è qualche chance. L'ipotesi più
probabile comunque è che la Fed si mantenga in posizione
attendista almeno fino a quando non saranno trascorsi i 90
giorni di pausa dei dazi reciproci decisi da Trump per favorire
le trattative. "La politica monetaria deve restare agile e
credile", ha ammonito la direttrice del Fondo Monetario
Internazionale Kristalina Georgieva, annunciando che l'istituto
di Washington si appresta a tagliare significativamente le sue
stime di crescita ma non prevede alcuna recessione per
quest'anno. Georgieva, comunque, ha ammesso che più a lungo dura
l'incertezza sui dazi maggiori saranno i costi, anche economici.
Il presidente americano continua a ostentare sicurezza e a
mostrarsi convinto che gli Stati Uniti saranno in grado di
raggiungere molti accordi commerciali. "Lo faremo al 100% con
l'Ue", ha detto ricevendo la premier Giorgia Meloni. "Faremo un
buon accordo con la Cina", ha poi aggiunto anche se al momento
nulla sembra muoversi fra Washington e Pechino, anzi le nuove
restrizioni americane alle esportazioni di chip in Cina
rischiano di alzare ulteriormente la tensione. Trump è impegnato
in prima persona nelle trattative con il Giappone e ha chiarito
di non avere alcune fretta nel chiudere gli accordi a cui
l'amministrazione lavora, lasciando tutti con il fiato sospeso
fino all'ultimo minuto.
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