La Lega va all'attacco in Veneto contro un documento della Diocesi di Padova, che esplicitamente invita a non votare chi va contro il "Progetto Europa" l'8 e 9 giugno.
Una presa di posizione netta, da parte del Carroccio, che conta da sempre sui voti della regione "bianca" per definizione.
Qualcosa però sta mutando negli indirizzi e nelle sensibilità delle diocesi venete, che già a più riprese esprimono perplessità su temi come l'immigrazione, la convivenza tra le religioni, e adesso l'atteggiamento verso l'integrazione a livello continentale.
Nei giorni scorsi, la presidente del Consiglio pastorale diocesano aveva diffuso un documento, dal titolo emblematico, "Vota il futuro", in vista delle europee.
Ricordando il contributo di molti cattolici ai principi che hanno informato l'Unione europea, "non un fatto naturale, ma il risultato di un processo culturale e politico", per il documento "occorre che il prossimo Parlamento Europeo sia costituito da politici competenti, coraggiosi e motivati dai valori del bene comune. Per questo occorre che responsabilmente individuiamo la collocazione dei partiti italiani all'interno dei gruppi parlamentari europei, leggiamo i loro programmi politici, ci informiamo sui candidati da votare".
E le indicazioni sono due: "Votare partiti e persone che con chiarezza sostengono il progetto Europa, rispettoso dell'autonomia dei singoli Stati membri e insieme capace di scelte unitarie all'insegna dell'integrazione europea; non votare invece - precisa il Consiglio pastorale - quanti non credono nell'Europa e la tollerano soltanto per interessi nazionali".
La seconda indicazione è invece sui principi: dignità della persona, accoglienza e integrazione, sussidiarietà, solidarietà ed eguaglianza, democrazia partecipata e libertà, salvaguardia del creato e sviluppo integrale, famiglia e sacralità della vita.
Una serie di valori, riconosce il testo, che "nessuno dei partiti che si presentano alle elezioni rappresenta appieno", ma tuttavia "abbiamo il dovere di migliorare la politica europea con gli strumenti offerti dalla democrazia; abbiamo il dovere di scegliere tra le diverse posizioni quella che più si avvicina alla nostra idea di bene comune".
Questi suggerimenti hanno sollevato le critiche da parte della consigliera regionale leghista Francesca Scatto, la quale ha contestato la diffusione del messaggio nelle parrocchie, "non solo una questione di merito - puntualizza - ma di metodo. Penso che questo tipo di intemerate facciano più male che bene alla Chiesa, che, come noto, ha altre finalità e altri scopi rispetto a quelle di una campagna elettorale. La politica si fa nelle sale consiliari, non certo nelle Chiese".
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