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È finito l'incubo di Cecilia Sala. Meloni: 'Un lavoro di squadra'. Usa: 'Una decisione dell'Italia'

È finito l'incubo di Cecilia Sala. Meloni: 'Un lavoro di squadra'. Usa: 'Una decisione dell'Italia'

La giornalista è tornata in Italia, era detenuta in Iran dal 19 dicembre. Ad accoglierla i genitori, con la premier e il ministro degli Esteri Tajani

09 gennaio 2025, 09:10

Redazione ANSA

ANSACheck
Giorgia Meloni abbraccia Cecilia Sala - RIPRODUZIONE RISERVATA

L'annuncio più atteso, soprattutto dai genitori, è arrivato a sorpresa nella tarda mattinata da Palazzo Chigi: Cecilia Sala è libera ed è già in volo da Teheran verso Roma, insieme al capo dell'Aise Giovanni Caravelli, che era andato a prenderla personalmente in Iran.

 

La fine di un incubo, 21 giorni in detenzione nel famigerato carcere dei prigionieri politici di Evin, senza neanche un letto su cui dormire, dopo un fermo scattato per una generica accusa di violazione delle leggi della Repubblica islamica. La tensione di queste drammatiche tre settimane si è sciolta nel sorriso della giovane giornalista italiana, immortalata nelle prime foto al suo arrivo all'aeroporto di Ciampino, accolta da Giorgia Meloni e Antonio Tajani. In rappresentanza di un governo che ha ottenuto questo successo dopo una delicata trattativa a livello diplomatico e di intelligence. Un negoziato con Teheran, e sulla linea Roma-Washington, fin dall'inizio complicato da una pedina ingombrante: l'uomo dei droni iraniano arrestato a Malpensa, su cui pende una richiesta di estradizione degli Stati Uniti, e che invece Teheran vuole sia rilasciato.

Video Cecilia Sala: 'Ringrazio tutti, il governo e chi mi ha tirato fuori'

Una storia ancora da scrivere, anche se per il momento ci si gode il sollievo per la reporter romana, fissato dalle sue parole dopo l'abbraccio con il padre: "Finalmente questa parentesi si è chiusa". La famiglia Sala, appena pochi giorni fa, aveva lanciato un appello al silenzio stampa, per permettere alle autorità italiane di continuare a tessere la loro tela nel più stretto riserbo, e riportare Cecilia a casa il prima possibile. Le interlocuzioni con Teheran sono proseguite fino alla svolta di oggi, poco prima di mezzogiorno, quando Palazzo Chigi ha annunciato il decollo del volo dall'Iran. Con i ringraziamenti della premier Meloni a "tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile il suo ritorno". Un lavoro "sottotraccia, a volta prendendoci qualche critica, perché così si ottengono i risultati", ha rivendicato Tajani, spiegando che "la situazione si è sbloccata nella notte". All'arrivo a Ciampino una commossa Cecilia è stata accolta da un applauso nella sala dell'aeroporto ed ha ringraziato la premier portandosi le mani al petto e poi congiungendole. "Non dire niente, adesso devi solo stare serena. Sono qui per ringraziarti e per dirti che sei stata forte", la risposta di Meloni.

E naturalmente l'abbraccio con i genitori e con il compagno, il giornalista Daniele Raineri del Post, il primo a stringerla a sé appena scesa dalla scaletta dell'aereo di Stato. Momenti intensi, chiusi alla stampa per preservare la sua tranquillità, con un solo breve messaggio vocale inviato ai colleghi di Chora Media, la Podcast company italiana per cui lavora: "Ciao, sono tornata". Mentre il suo direttore, Mario Calabresi, ha raccontato l'emozione provata da tutta la redazione. Il ritorno di Cecilia Sala è stato accolto con soddisfazione dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che si è complimentato con il capo del governo ed ha telefonato alla mamma della reporter, che aveva incontrato nei giorni successivi all'arresto. Ringraziamenti ai protagonisti della trattativa condivisi da tutte le autorità e dall'opposizione, a partire dalla segretaria del Pd Elly Schlein e del leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte. Ed anche dalla Commissione Ue. Prima di rientrare a casa in serata, Sala è stata sentita per tre ore a Ciampino dai carabinieri del Ros. Il papà Renato, ripercorrendo la vicenda che ha coinvolto la figlia, ha spiegato di "aver avuto l'impressione di una partita a scacchi, non solo con due giocatori, e che ad un certo punto si è affollata".



Teheran, ad esempio, che ha giocato questa partita in modo ambiguo. Il regime, pur negando in via ufficiale di voler usare Sala come pedina di scambio per Mohammad Abedini Najafabadi, subito dopo il rilascio della giornalista ha fatto filtrare l'auspicio che l'ingegnere detenuto a Milano su richiesta degli americani "ora torni presto a casa". Proprio mentre i giudici italiani, e in ultima battuta il ministro della Giustizia Carlo Nordio, sono chiamati ad esprimersi sui termini della sua carcerazione e sull'estradizione. Il terzo giocatore su questa scacchiera era appunto Washington. Con Roma l'interlocuzione è stata costante, e Giorgia Meloni è volata anche in Florida per parlarne direttamente con Donald Trump. Ottenendo il risultato, secondo il Wall Street Journal, che il presidente eletto americano avrebbe dato il sostanziale via libera a Roma a non estradare Abedini.

 

Usa, 'decisione su Cecilia Sala è stata dell'Italia'

La gestione del caso Cecilia Sala, la giornalista arrestata a Teheran lo scorso 19 dicembre e rilasciata oggi, è stata "del governo italiano, dall'inizio alla fine". Gli Stati Uniti si felicitano della liberazione della reporter di Chora Media dopo 21 giorni di prigionia, ma sottolineano di non aver avuto nessun ruolo nella vicenda, né intendono commentare sull'estradizione dell'ingegnere iraniano Mohammed Abedini Najafabadi, l'uomo dei droni arrestato a Malpensa su richiesta di Washington tre giorni prima del fermo di Sala a Teheran. "Il caso di Cecilia Sala è stata una decisione del governo italiano dall'inizio alla fine ed è Roma che deve rispondere a domande specifiche", ha spiegato durante un briefing con un gruppo ristretto di giornalisti il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, qualche ora dopo l'arrivo a Ciampino della reporter. "Sfortunatamente - ha sottolineato il funzionario - il regime iraniano continua a detenere ingiustamente persone provenienti da molti altri Paesi, spesso per utilizzarle come leva politica e ognuno di loro dovrebbe essere rilasciato adesso". La Casa Bianca tiene anche a ribadire che "il lavoro fondamentale svolto dai giornalisti, compreso quello di Cecilia Sala, per informare il pubblico spesso in situazioni incredibilmente pericolose come questa, dovrebbe essere protetto da qualsiasi governo". Prima della dichiarazione in chiaro di Kirby, fonti del dipartimento di Stato avevano fatton sapere all'ANSA che non avrebbe risposto a domande specifiche sul caso perché, come ha poi ribadito il funzionario della Casa Bianca, "spetta al governo italiano farlo". 

 

Quanto al caso Abedini, le cui sorti si sono intrecciate in questi giorni con quelle della giornalista italiana, sempre fonti del dipartimento di Stato hanno chiarito di non voler commentare. L'ingegnere, detenuto nel carcere di Opera, è accusato di aver passato a Teheran componenti per l'assemblaggio di Shahed, i terribili droni che un anno fa in un attacco in Giordania hanno causato la morte di tre militari americani. Il 15 gennaio è prevista l'udienza per decidere gli arresti domiciliari, ma Washington ha già chiarito di essere contraria alla scarcerazione vista anche la precedente fuga del trafficante d'armi russo Artem Uss, evaso dai domiciliari in Italia nel marzo del 2023. Pur non commentando il singolo caso, gli Stati Uniti sottolineano di "rimanere piuttosto preoccupati per la proliferazione da parte dell'Iran di droni, sempre più avanzati e letali, e per il suo continuo sostegno a gruppi terroristici che rappresentano le principali minacce alla pace e alla stabilità nella regione". Gli Stati Uniti, assicura il funzionario all'ANSA, "restano impegnati a utilizzare tutti gli strumenti disponibili per contrastare l'intera gamma delle azioni destabilizzanti dell'Iran".

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