Ventiquattro ore dopo, è il silenzio a parlare. Quello del centrosinistra che tace sugli scontri a Milano, alla manifestazione pro Palestina, e sulla violenza espressa contro la premier Meloni, nella scritta "Spara a Giorgia" lasciata su un bancomat.
A parte il sindaco milanese Beppe Sala, bocche cucite dalle opposizioni. Né un tweet o altro sui social. Tanto meno solidarietà alla presidente del Consiglio. Quanto basta alla maggioranza di governo per registrare il silenzio e denunciarlo come "complice". Oltre che miccia, potenziale, per un ritorno agli "anni di piombo". A dirlo, citando il periodo buio della recente storia italiana, sono soprattutto i fedelissimi di Giorgia Meloni - a partire dai capigruppo parlamentari del suo partito - e il resto del centrodestra, chiamando in causa direttamente la leader del Pd e quello dei 5 Stelle. "Sarebbe ora che Schlein e Conte prendessero una volta per tutte le distanze da simili esternazioni - attacca la senatrice di Fratelli d'Italia, Cinzia Pellegrino - che non fanno altro che fomentare un clima d'odio che auspicheremmo resti nel passato, senza eccezioni".
Accuse emerse a caldo, subito dopo le tensioni tra polizia e manifestanti che hanno poi portato a sei denunce per resistenza a pubblico ufficiale. "Era più che prevedibile che accadesse", era stato il commento amaro di Giovanni Donzelli, responsabile dell'organizzazione di FdI. Colpa dei "violenti" - è la sua ricostruzione - che "hanno preso seriamente le parole dei vari piddini e post grillini e hanno invitato a sparare al presidente del Consiglio". Dura la constatazione pure del presidente del Senato, Ignazio La Russa: "In troppi continuano a scherzare con il fuoco". Oggi è il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, a tracciare il solco tra il movimentismo della destra che ha "sempre usato l'ironia" - osserva da storico esponente di Fratelli d'Italia - e "questi reduci del marxismo leninismo che continuano a saccheggiare le città, inneggiando ovviamente alla pace e al disarmo". E sottolinea, "mai rimproverati dai loro cugini del Pd che ambiscono a carpirne i voti". Il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti li chiama "'paci finti' dei centri sociali' che sfilano per la pace, inneggiano all'intifada e attaccano le forze dell'ordine". Ma avverte: "Chi crede davvero nella pace, isoli i violenti e prenda le distanze da questi delinquenti".
Mentre si rinnova la vicinanza alla leader di coalizione (in ultimo, il leghista Simone Billi che unisce "solidarietà e ferma condanna della violenza fisica e verbale"), i meloniani campani denunciano l'ennesima violenza subita. A Sant'Arpino, paese nel Casertano, è stata danneggiata la serranda della sede di Fratelli d'Italia con la stella di Davide e la svastica sovrapposte, e l'insulto "Fuck Israel". Ma il deputato Marco Cerreto assicura: "Sarà inaugurata oggi stesso, come da programma, nonostante le vili intimidazioni". Convinto che "più ci attaccano e più FdI cresce".
A sinistra, unica eccezione di rilievo (oltre a Matteo Renzi ieri) è il sindaco Sala. Su Facebook in un'analisi della manifestazione di sabato mette in chiaro: "E' evidente ormai a tutti che la sofferenza del popolo di Gaza è indicibile, ma le minacce al nostro presidente del Consiglio, 'Spara a Giorgia', sono intollerabili. Davvero intollerabili". Fa appello alla "ragione", visto che "nel mondo ci sono attualmente 56 guerre" e che parallelamente "la politica si divide, purtroppo, su tutto, perché il dividersi e prendere posizioni radicali apparentemente genera consenso". Un percorso che però, denuncia, fa sì che "prosperino i Trump con le loro folli e vuote dichiarazioni da campagna elettorale".
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