"Io credo innanzitutto che rispetto a
un tema che, come questo, coinvolge la vita delle persone,
bisogna avvicinarsi in punta di piedi". "Una legge nazionale non
serve, c'è certamente da declinare determinate indicazioni che
già sono arrivate dalla Consulta, ma già si sta lavorando in
Commissione giustizia al Senato. È un tema che coinvolge vari
aspetti da un punto di vista etico, da un punto di vista
giuridico, sociale, sanitario, amministrativo e politico". Così
Olimpia Tarzia, responsabile nazionale del dipartimento Bioetica
e Diritti Umani di Forza Italia, parla del fine vita su Radio
Cusano Campus.
"Sul piano giuridico - continua Tarzia - in Toscana si è
interpretato ciò che ha detto la Consulta come un diritto a
morire, che però non esiste: la Consulta non ha mai parlato di
questo. Sia la sentenza 242 del 2019 che la 135 del 2024
escludono chiaramente che si possa arrivare a una sorta di
diritto alla morte, anzi ribadiscono che tutto il nostro
ordinamento tutela e riconosce il diritto alla vita come primo
diritto fondamentale. È chiaro che poi va valutata, in
determinate situazioni molto circoscritte, l'eventuale non
punibilità. Qui c'è una manipolazione totale proprio da un punto
di vista giuridico di quanto ha detto la Consulta. Sul piano
sanitario amministrativo, parto da un concetto di base: le
Regioni non hanno competenza in materia di leggi che riguardano
l'intera comunità nazionale. Queste fughe in avanti - conclude
Tarzia - le considero delle fughe all'indietro, perché veramente
si va contro quelli che sono i diritti umani. Sono però
assolutamente incostituzionali. C'è chiaramente una spinta di
impostazione ideologica in alcune Regioni, ma c'è anche una
disparità: se, ad esempio, la Toscana parte con questo tipo di
azioni e di atti amministrativi sanitari, si crea comunque una
disparità a livello nazionale, e questo non è accettabile.
Rischiamo di fomentare una sorta di turismo di morte, non saprei
come chiamarlo", aggiunge.
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