di Fausto Gasparroni
"Santo Padre! Grazie mille per
avermi permesso di condividere con Vostra Santità la nostra
storia e la nostra gratitudine a nome dei rifugiati
dell'Ucraina". E' iniziata così, durante l'incontro di papa
Francesco con i poveri e i rifugiati nella chiesa di Santa
Elisabetta d'Ungheria, a Budapest, la testimonianza di una
famiglia di profughi ucraini, Oleg Yakovlev, la moglie e i loro
cinque bambini. Oleg e la sua famiglia sono parte del milione e
mezzo di cittadini ucraini che all'inizio della guerra hanno
lasciato le loro case e si sono rifugiati nella vicina Ungheria,
e hanno parlato anche a nome degli altri connazionali presenti
all'incontro col Papa. "Nel maggio 2022, a Dnipropetrovsk e in
altre città sono esplosi missili per tutta la notte e sono
crollati molti edifici - ha ricordato Yakovlev, fermandosi a
tratti per la commozione -. Quando la nostra famiglia si è
trovata in pericolo, abbiamo deciso di trasferirci. Io e mia
moglie Lyudmila abbiamo cinque figli, Daniel, Maria, Alexandra,
Iliya ed Elizaveta, e per proteggere le loro vite abbiamo
pensato di non avere altra scelta che partire". "Non sapevamo
quando avremmo avuto di nuovo un tetto sopra la testa - ha
raccontato -. Ma dove andare? Una volta, 46 anni fa, ho prestato
servizio come cuoco-soldato in Ungheria e ancora oggi mi ricordo
bene l'ospitalità e la cordialità degli ungheresi, ho anche
imparato un po' la lingua". "Sapevo che se fossimo fuggiti,
saremmo andati in Ungheria, anche se Budapest è molto lontana,
più di 1500 chilometri da Dnipropetrovsk - ha proseguito -. Il
viaggio è durato diversi giorni, eravamo molto stanchi, potevamo
portare con noi ben poco. Quando siamo arrivati in Ungheria, nel
primo periodo ci sono state brave persone a preoccuparsi di
fornire una sistemazione per la nostra famiglia e ci hanno dato
l'aiuto di cui avevamo bisogno". "In seguito siamo stati accolti
nel Centro di Integrazione della Caritas Cattolica - ha detto
ancora Oleg -. Abbiamo ricevuto un aiuto finanziario tangibile
sotto forma di voucher, che è stato un salvavita per la mia
famiglia nei primi giorni di povertà, e ci ha anche dato
incoraggiamento e speranza. Per noi e per i nostri figli,
l'Ungheria è stata l'inizio di una nuova vita, di una nuova
possibilità. Qui siamo stati accolti e abbiamo trovato una nuova
casa". "Molti hanno sofferto e soffrono ancora per la guerra -
ha sottolineato -. Siamo molto grati a Vostra Santità per aver
fatto sentire la sua voce per la pace e per essersi schierato a
favore delle vittime della guerra, e siamo anche grati per
l'affetto dei fedeli cattolici e per le loro preghiere che non
solo ci aiutano ma ci rafforzano". "I miei figli hanno preparato
una canzone di ringraziamento per gli operatori della Caritas
Ungheria, che vorremmo suonare adesso anche al Santo Padre - ha
quindi aggiunto -. In questa canzone, la nostra famiglia intende
esprimere allo stesso tempo il rispetto per le vittime, la
gratitudine per chi li ha aiutati, il desiderio di pace e la
preghiera. Dio ci benedica tutti. Pace e armonia!". Al termine,
i sette componenti della famiglia sono stati salutati
calorosamente dal Papa.
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