Si può essere divi per dono divino,
per cromosomi ereditari, per tenacia mista a istinto. Si può
dire che Liza May Minnelli lo è per la somma di queste
indispensabili caratteristiche ed è un peccato che il
festeggiamento per i suoi 75 anni, venerdì 12 marzo, possa
essere celebrato solo virtualmente. Alle otto di sera (ora di
New York) la piattaforma Stellar si illuminerà per un grande
spettacolo in suo onore ideato dal produttore Daniel Nardicio,
con incasso devoluto in beneficenza. Tra i grandi che hanno
garantito la loro partecipazione e che rappresentano le tre
carriere della diva (musica, teatro, cinema): Joel Grey, Lily
Tomlin, Catherine Zeta-Jones, Chita Rivera, Joan Collins, Harry
Connick Jr, Ute Lemper, Billy Stritch, Sandra Bernhard, Mario
Cantone , Tony Hale, Coco Peru, John Cameron Mitchell, Andrea
Martin , Seth Sikes e Neil Meron. "Sono entusiasta di poter fare
questo per Liza e per i suoi amici e fan - annuncia trionfante
Nardicio - . Una serata per dire tutti insieme in totale
sicurezza e rispetto delle norme: 'ti amiamo tutti Liza'". Lei
naturalmente ci sarà, signora del palcoscenico come sempre ha
saputo essere, rinata dalle sue ceneri almeno tre volte,
protagonista e testimone di età diversissime dello spettacolo
americano. Nata a Los Angeles nel 1946 da una diva senza mezze
misure come Judy Garland e da uno dei registi più raffinati
degli Studios, Vincente Minnelli, la piccola Liza ha dovuto
mordere la vita fin dalla più tenera età per far fronte
all'allontanamento del padre e alle intemperanze della madre,
ormai preda di alcolici e stupefacenti che la rendevano spesso
incapace di occuparsi dei tre figli, due dei quali fratellastri
di Liza. Ancora in fasce si ritrova su un set, nella scena
finale di "I fidanzati sconosciuti" con Garland protagonista. In
casa passa la gioventù dorata della Hollywood splendente e molti
dei suoi coetanei le resteranno legati, come Mia Farrow, Candice
Bergen, il suo padrino Ira Gershwin. A 16 anni la madre la
spinge sul palcoscenico di Broadway procurandole una parte nel
musical "Best Foot Forever" (1963) e l'anno dopo duetta con Judy
Garland a Londra in un concerto che resterà negli annali. In
Europa conosce il cantautore australiano Peter Allen che sarà il
primo dei suoi quattro mariti. Dalla madre ha ereditato il
carattere tenace e sulfureo, dal padre l'innata eleganza, il
gusto del bello e l'amore per il cinema. Si ritroveranno, quando
Liza è ormai una star, a Roma sul set di "Nina"(1976), omaggio
di Minnelli a quell'Italia di cui è originaria la famiglia
palermitana e a un cinema felliniano che assomma fantasia e
sogno. Se in sala d'incisione e in palcoscenico Liza Minnelli si
afferma molto presto, in entrambi i casi all'inizio degli anni
'60, il cinema la accoglie davvero soltanto nel 1969 con
"Pookie" di Alan J. Pakula che le varrà la prima nomination
all'Oscar. La sua filmografia è più che selettiva - appena 15
titoli - e per lo più non memorabile, mentre il percorso fra
teatro e musica è costellato di premi e ovazioni: sei statuette
tra Emmy e Grammy. Ma le bastano due film per entrare nella
leggenda di Hollywood: grazie a Bob Fosse (che poi la avrà in
teatro per "Chicago") vince nel 1973 l'Oscar come migliore
attrice con "Cabaret", le cui canzoni restano popolarissime
anche oggi. Cinque anni dopo, nel 1977, è Martin Scorsese a
chiamarla al fianco di Robert De Niro in "New York, New York":
sarà un trionfo per entrambi: la canzone-guida, dedicata a
Manhattan e scritta da John Kander per il film, rimane un
simbolo inossidabile della Grande Mela e la cover incisa da
Frank Sinatra nel 1980 non ha fatto che rilanciarne il mito. In
questi due film Liza Minnelli propone una carica vitale, una
spontaneità contagiosa fatta di fragilità e orgoglio che
commuove fin dalla prima inquadratura e che disegna personaggi
destinati a diventare icone. E' una senza-paura questa eterna
ragazza che ha attraversato una carriera lunga quanto la sua
vita tra momenti esaltanti e abissi disperati, scendendo gli
stessi gradini della madre tra dipendenze multiple e assistenza
psicologica, per ritornare ogni volta più forte. L'abbiamo vista
per l'ultima volta in Italia al Summer Festival di Lucca nel
2014, mentre in tv è apparsa un anno fa nella popolare serie
"The Great British Sewing Bee". Ma nell'immaginario di tutti è
ancora e sempre l'ingenua Francine che si lascia sedurre dal
genio del sassofonista Jimmy Doyle e che da crisalide diventerà
farfalla solo allontanandosi da lui per diventare diva e
cantante sulle note di quel "New York, New York Theme" che tanto
tempo prima Jimmy aveva composto per lei. Con lui entriamo nel
tempio della musica a Manhattan, spiamo Liza risplendere in
palcoscenico, cantiamo sommessamente all'unisono con lei e la
percepiamo irraggiungibile…come una autentica diva d'altri
tempi. Liza Minnelli, con i suoi 75 anni ancora tutti da vivere,
è una donna d'oggi, ma il suo carisma e la sua icona
appartengono a un altro tempo, quello della Hollywood che non ci
sarà mai più.
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