Cinque anni dopo le prime,
esplosive accuse che hanno travolto la sua carriera di mogul del
cinema, Harvey Weinstein torna alla sbarra, stavolta a Los
Angeles. Il processo che si apre domani con l'inizio della
selezione della giuria vede l'ex boss della Miramax di fronte
alle accuse di cinque donne che affermano di esser state
violentate o molestate sessualmente tra il 2003 e il 2014
dall'allora potente produttore. Per Weinstein è il secondo
processo dopo quello che nel 2020 a New York lo ha condannato a
23 anni, di fatto il carcere a vita. L'anno scorso il produttore
di film come 'Pulp Fiction' e 'Shakespeare in Love' è stato
estradato in California per rispondere ad altre undici
imputazioni. Weinstein prevedibilmente passerà il resto dei suoi
anni in prigione, ma Jamie White, un avvocato che ha
rappresentato le vittime di un altro molestatore seriale, il
coach della nazionale di ginnastica Usa Larry Nasser, ha
spiegato che è importante che tutte le vittime ricevano
giustizia. Così anche per Gloria Allred: "Non c'è limite al
numero di processi per lo stesso imputato: l'obiettivo è
ottenere giustizia per tutte", ha detto a 'Variety'
l'avvocatessa, da sempre paladina dei diritti delle donne. Il
processo a Los Angeles arriva a cinque anni dalle prime accuse a
Weinstein sul 'New York Times' e sul New Yorker': gli scoop dei
giornali diedero vita a un movimento di donne, molte delle quali
famose, pronte a denunciare le molestie subite sul luogo di
lavoro, a partire dal mondo dello spettacolo. Molte all'epoca
scelsero di restare anonime, e solo poche inizialmente uscirono
allo scoperto - tra queste le attrici Ashley Judd e Asia Argento
- per raccontare come il potere sul futuro della loro carriera
le avesse costrette a piegarsi a uomini molto più potenti di
loro. Nel caso di Weinstein le voci circolavano da tempo. 'New
York Times' e 'New Yorker' misero in luce la punta dell'iceberg,
rivelando come il capo della Miramax avesse assoldato avvocati e
detective per mettere a tacere le accusatrici. Dopo le prime
rivelazioni, una novantina di donne si fece avanti: in molti
casi le accuse, vecchie di decenni, erano cadute in
prescrizione. Weinstein, come molti uomini messi alla gogna dal
#MeToo, si è sempre proclamato innocente: il sesso, a loro dire,
sarebbe stato consensuale. Cinque anni dopo, il movimento tira
le somme, e il bilancio è a luci e ombre. Per un Weinstein in
prigione e un Kevin Spacey sul banco degli imputati in Gran
Bretagna, altri vip come l'attore James Franco hanno patteggiato
per chiudere le vicende giudiziarie che li riguardavano, mentre
Bill Cosby è tornato in libertà per vizio di forma anche se poi
è stato condannato a risarcire una donna molestata quando era
ancora teenager in una camera da letto della Playboy Mansion. Il
comico Louis C.K. è salito di nuovo sul palcoscenico facendo
dimenticare le accuse di essersi masturbato in pubblico davanti
a collaboratrici. Weinstein torna alla sbarra a pochi mesi dalla
fine del processo-spettacolo che ha condannato Amber Heard a
pagare all'ex marito Johnny Depp dieci milioni di dollari per
diffamazione: nel caso dell'attrice di 'Aquaman' la giuria non
ha creduto alla sua versione di essere una sopravvissuta alla
violenza domestica.
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