L'aretino
Santino Gallorini, uno studioso appassionato di storia locale,
con la sua curiosità ha saputo riscoprire e valorizzare un
aspetto spesso trascurato della vita e dell'opera di Leonardo da
Vinci ovvero il suo legame con la Valdichiana e il valore di
progetto di quella che, finora, era sempre stata considerata una
mappa. In virtù dell'attento esame di quella che ad una prima
occhiata sembrava una carta dei luoghi, Gallorini invece ha
intuito che si trattava del disegno di un progetto per
implementare l'afflusso d'acqua nel laghetto artificiale di
Brolio e bonificare la zona intorno. Nel suo ultimo libro 'La
visione geniale' (ed. Effigi), Gallorini racconta come, nel
1502, Leonardo arrivi a Castiglion Fiorentino (Arezzo) chiamato
da Vitellozzo Vitelli, autorevole esponente della famiglia
tifernate proprietaria del palazzo, ancora oggi esistente, dove
viene ospitato il genio di Vinci. Vitellozzo lo incarica di
trovare una soluzione per evitare che il laghetto artificiale di
Brolio, ricco di pesci, preziosi per le tavole locali e e
fiorentine, si prosciughi. Leonardo, nella sua veste di
ingegnere, si muove sul campo, misura a braccia, traccia trincee
e alla fine, ipotizzando la deviazione del fiume Cilone, delinea
un progetto che non sarà attuato per la sopravvenuta morte di
Vitellozzo e, dunque, per la conseguente mancanza dei
finanziamenti. Quello stesso progetto viene riportato alla luce
- nella sua chiara interpretazione di progetto e non di mappa -
proprio grazie all'intuizione di Gallorini. 'La visione geniale'
di Leonardo sarà, inconsapevolmente fatto proprio dagli uomini
del Genio civile nel 1933, che bonificheranno la zona deviando
il torrente Cilone cosi come ipotizzato da Leonardo ma 431 anni
prima. Una visione, quella dell'autore, che unisce il rigore
dello studioso con la passione del narratore, e che contribuisce
a illuminare una pagina affascinante e ancora poco conosciuta
della storia del Rinascimento italiano.
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