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Il custode di Terra Santa, 'ancora una Pasqua di sofferenza'

Il custode di Terra Santa, 'ancora una Pasqua di sofferenza'

"Individuare soluzioni diplomatiche e politiche"

TRENTO, 07 aprile 2025, 17:50

Redazione ANSA

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In Terra Santa "sarà ancora una Pasqua di sofferenza. Sarà un prolungamento del venerdì santo più che un'esperienza di risurrezione. Ovviamente noi speriamo che a un certo punto questa guerra possa anche finire. Temiamo però che finisca non per una volontà di pace, ma per un esaurimento generale di uno dei due contendenti". Lo ha detto il custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, al convento di San Bernardino, a Trento, parlando con i giornalisti.
    Quella 2025, ha aggiunto padre Patton, sarà anche "una Pasqua senza pellegrini", che richiama un altro periodo: quello del Covid. "Solo che durante il tempo della pandemia a bloccare le cose era un evento naturale ed imponderabile, mentre in questo caso è una guerra". E se di fronte al Covid era necessario un vaccino, di fronte alla guerra "bisognerebbe avere la capacità di individuare soluzioni diplomatiche e politiche" e "di rimanere ancora ancorati al principio del diritto internazionale, che è il rispetto delle popolazioni civili, cosa che invece nelle guerre moderne non avviene, perché nelle guerre dalla Seconda guerra mondiale in poi a pagare il prezzo non sono gli eserciti, ma le popolazioni civili".
    Sembrano distanti i tempi in cui era stata annunciata una tregua a Gaza. In quel momento, ha ricordato padre Patton, "avevo detto che la tregua era un primo passo, e che la tregua doveva servire per arrivare a negoziare la soluzione politica.
    Avevo anche detto che temevo che non si sarebbe fatto, perché le ragioni da una parte e dall'altra non sono orientate alla pace.
    Né per Hamas né per l'attuale governo israeliano è conveniente la pace da un punto di vista politico".
    Per arrivare alla pace, ha concluso Patton, deve esserci una volontà politica ma anche "una prospettiva politica".
    Prospettiva che è, "ancora una volta, quella di garantire la sicurezza ad entrambi i popoli. Bisogna arrivare ad un riconoscimento reciproco del diritto di esistere da parte di israeliani e palestinesi. È il punto più difficile. Dopo il 7 ottobre le cose sono ancora più difficili, perché il solco dell'odio si è approfondito, non si è accorciato. Certamente la soluzione politica richiede un impegno internazionale che di fatto non c'è".
   

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