In Terra Santa "sarà ancora una
Pasqua di sofferenza. Sarà un prolungamento del venerdì santo
più che un'esperienza di risurrezione. Ovviamente noi speriamo
che a un certo punto questa guerra possa anche finire. Temiamo
però che finisca non per una volontà di pace, ma per un
esaurimento generale di uno dei due contendenti". Lo ha detto il
custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, al convento di
San Bernardino, a Trento, parlando con i giornalisti.
Quella 2025, ha aggiunto padre Patton, sarà anche "una
Pasqua senza pellegrini", che richiama un altro periodo: quello
del Covid. "Solo che durante il tempo della pandemia a bloccare
le cose era un evento naturale ed imponderabile, mentre in
questo caso è una guerra". E se di fronte al Covid era
necessario un vaccino, di fronte alla guerra "bisognerebbe avere
la capacità di individuare soluzioni diplomatiche e politiche" e
"di rimanere ancora ancorati al principio del diritto
internazionale, che è il rispetto delle popolazioni civili, cosa
che invece nelle guerre moderne non avviene, perché nelle guerre
dalla Seconda guerra mondiale in poi a pagare il prezzo non sono
gli eserciti, ma le popolazioni civili".
Sembrano distanti i tempi in cui era stata annunciata una
tregua a Gaza. In quel momento, ha ricordato padre Patton,
"avevo detto che la tregua era un primo passo, e che la tregua
doveva servire per arrivare a negoziare la soluzione politica.
Avevo anche detto che temevo che non si sarebbe fatto, perché le
ragioni da una parte e dall'altra non sono orientate alla pace.
Né per Hamas né per l'attuale governo israeliano è conveniente
la pace da un punto di vista politico".
Per arrivare alla pace, ha concluso Patton, deve esserci una
volontà politica ma anche "una prospettiva politica".
Prospettiva che è, "ancora una volta, quella di garantire la
sicurezza ad entrambi i popoli. Bisogna arrivare ad un
riconoscimento reciproco del diritto di esistere da parte di
israeliani e palestinesi. È il punto più difficile. Dopo il 7
ottobre le cose sono ancora più difficili, perché il solco
dell'odio si è approfondito, non si è accorciato. Certamente la
soluzione politica richiede un impegno internazionale che di
fatto non c'è".
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