È la fatica fisica, il sudore, la
strenua mobilità, l'impegno anche mnemonico che non abbassa mai
la qualtà attoriale dei diciassette giovani dell'Accademia
Nazionale D'Amico, quando ancora non si capisce bene il senso di
questo magmatico e imponente testo, Il male sacro di Massimo
Binazzi, autore umbro scomparso a 60 anni nel 1983, dalla lingua
quasi criptica, simbolica, densa e poeticamente allusiva,
impostogli con uno spettacolo di diploma che supera le sette ore
dal loro regista e insegnante Antonio Latella (con la
supervisione coreografica di Francesco Manetti) che li ha
comunque, evidentemente, molto ben preparati e guidati e ai
quali, tra gli applausi finali, stringe le mani uno ad uno,
capaci ancora di sorridere.
È l'ultimo, assieme al kafkiano Una relazione per l'accademia
con Luca Marinelli, grande appuntamento spettacolare di questo
Spoleto 2023, e in esso l'autore, ambientandolo in una rurale
arcaica Calabria di montagna tra fascismo e guerra, fa sentire
evidente l'eco dei miti tragici greci dell'Orestiade, da Eschilo
a Pasolini, dei complessi, drammatici intrecci famigliari e
sociali con l'aggiunta di una simbologia biblica e cristiana tra
passione e dannazione. Il male sacro è l'epilessia di cui soffre
Mara, che ha tre fratelli, Rosaria, Xenio e Alex, figli del
padre padrone Pietro Morace e della moglie fedifraga Kyria (non
a caso di origine greca cretese). E, come Latella fa notare, il
male sacro appare in trasparenza anche quello di questo
meridione isolato in Aspromonte e lasciato indietro, quello di
un paese dove si parla di un disoccupato ucciso e di
rappresaglie contro azioni dei partigiani.
Mara è un'Elettra dal destino sofferto, cosciente e perso
assieme, e rappresenta la parte spirituale della vicenda, a
contrasto col materialismo della sorella Rosaria e differente
dall'amato fratello Alexis, quasi un Oreste destinato al
sacrificio nella resa dei conti finale, ancestrale e divina
assieme. Una conclusione liberatoria e cupa ('Canto alle
illusioni e la rabbia') come tutto lo svilupparsi della vicenda,
come la scrittura allucinata e visionaria che la sostiene,
magmatica per ricchezza e quasi irrappresentabile.
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