Ostia, II secolo dopo Cristo. Tre
uomini - Minucio, il narratore di questa storia, il cristiano
Ottavio e il pagano Cecilio - camminano sul lido interrogandosi
sul senso della vita: la buona novella portata da Ottavio giunge
inaspettata ai due amici, per alcuni aspetti è incomprensibile,
ma tocca a fondo il cuore con le sue aperture di speranza: "è
questo l'orizzonte dell'Octavius, la bellissima, ancorché poco
conosciuta, apologia di Minucio Felice, un'opera segnata da una
sete di verità che ha molto da dire al nostro tempo inquieto".
E' quanto sottolinea l'editrice Ares che pubblica "Ottavio.
Dialogo su Dio e sull'amicizia", a cura di Carlo Maria Simone,
con un invito alla lettura di Silvia Stucchi e con testo latino
a fronte.
Come suggerisce Stucchi, la pacatezza con cui Minucio Felice
ci conduce per mano rende l'Octavius una lettura ideale per
l'uomo di oggi. Minucio, infatti, non vuole offrire una sintesi
dottrinale della religione cristiana, ma indirizzare ai pagani
un discorso convincente sull'esistenza di Dio.
Minucio Felice fu avvocato di origine africana attivo a Roma
fra II e III secolo d.C. L'Octavius, un'apologia del
Cristianesimo in lingua latina nella forma del dialogo
ciceroniano, è l'unica sua opera che ci è pervenuta.
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