In un discorso rilanciato sui social dalla radio statale Radio Monastir, Saied ha sottolineato che questa azione è stata realizzata senza ricorrere ad alcuna violenza, grazie all'intervento coordinato della Protezione civile, della Mezzaluna Rossa tunisina, degli scout e della popolazione locale, ribadendo ancora una volta la posizione della Tunisia: "rifiutiamo che la Tunisia sia una terra di transito o di insediamento" (di immigrati irregolari). Il presidente ha ricordato che i migranti presenti sul territorio tunisino sono, in molti casi, vittime di reti criminali che operano a livello internazionale, specializzate nella tratta di esseri umani e nel traffico di organi. "Erano diretti in Tunisia, non a caso", ha detto.
Interrogato su quelli che alcuni media in rete hanno chiamato "rimpatri forzati dei tunisini dall'Italia", Saïed ha negato categoricamente l'esistenza di nuovi accordi ed ha chiarito che in passato sono stati firmati solo due accordi di riammissione: nel 2008 e nel 2011. Il presidente tunisino ha denunciato poi le voci su presunti accordi recenti: "Tutte queste non sono altro che menzogne ;;e invenzioni", ha affermato, criticando alcuni video che circolano online che secondo lui sono "vecchi" e utilizzati nel tentativo di manipolare l'opinione pubblica.
Saïed ha ricordato l'attaccamento della Tunisia alla sua identità africana: "Siamo africani e ne siamo orgogliosi - ha affermato -, ma la Tunisia non può continuare a sopportare da sola il peso degli squilibri causati dal sistema economico mondiale".
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