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Le foche percepiscono l'ossigeno nel sangue, così non affogano

Le foche percepiscono l'ossigeno nel sangue, così non affogano

Anche altre specie potrebbero avere capacità simili

24 marzo 2025, 12:58

di Elisa Buson

ANSACheck
Una foca sul ghiaccio (fonte: carolineCCB da Flickr CC BY 2.0) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una foca sul ghiaccio (fonte: carolineCCB da Flickr CC BY 2.0) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Le foche grigie riescono a percepire quanto ossigeno c'è nel loro sangue e grazie a questa consapevolezza possono regolare la durata delle immersioni, in modo da riemergere prima che l'ipossia le porti all'annegamento. Lo hanno scoperto i ricercatori della University of St Andrews in Scozia, che pubblicano i risultati del loro studio su Science.

I mammiferi marini hanno sviluppato una serie di adattamenti fisiologici per sopravvivere in ambienti acquatici: riescono per esempio ad accumulare più ossigeno e resistono meglio quando la sua concentrazione nel sangue scende. Nonostante ciò, rischiano comunque di annegare se non riescono ad avvertire quando l'ossigeno è in via di esaurimento.

In generale, si ritiene che i mammiferi non riescano a percepire i livelli di ossigenazione del sangue, mentre hanno sviluppato la capacità di riconoscere l'aumento di anidride carbonica (CO2) come segnale della scarsità di ossigeno, una condizione che innesca la 'fame d'aria'. La percezione dei livelli di CO2 è un meccanismo cruciale per la sopravvivenza, ma potrebbe non essere un indicatore adeguato durante le immersioni in apnea, durante le quali la CO2 viene trattenuta e si accumula nel corpo.

Per valutare se i mammiferi marini abbiano un campanello d'allarme alternativo, i ricercatori guidati da Chris McKnight hanno condotto uno studio su alcune foche grigie catturate in natura (Halichoerus grypus). Grazie ai loro esperimenti, hanno scoperto che la durata dell'immersione era fortemente correlata ai livelli di ossigeno nel sangue, mentre non era influenzata dai livelli di CO2 o dal pH del sangue. La durata delle immersioni rimaneva invariata anche quando le foche venivano esposte a concentrazioni di anidride carbonica 200 volte superiori a quella dell'aria. Al contrario, la variazione dell'ossigeno (portato a livelli doppi o dimezzati rispetto alla concentrazione ambientale) ha avuto un impatto significativo sulla durata dell'immersione.

Secondo i ricercatori, lo studio fornisce prove convincenti del fatto che le foche grigie possiedano la capacità cognitiva di percepire i livelli di ossigeno nel sangue e ritengono che meccanismi simili potrebbero esistere anche in altre specie.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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