JODOIGNE - All'Unione Europea serve "un cambio di passo nelle politiche agricole che rafforzi la produzione agroalimentare, abbatta la burocrazia, sostenga il reddito dei veri agricoltori e li garantisca dalla concorrenza sleale, attraverso l'applicazione del principio di reciprocità negli scambi commerciali e la trasparenza sull'origine di tutto il cibo in commercio". È il messaggio lanciato dalla Coldiretti al Global Food Forum 2025, la due giorni organizzata da Farm Europe, presso la Grande Abbaye de la Ramée in Belgio, alla presenza del presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, del segretario generale Vincenzo Gesmundo e l'amministratore delegato di Filiera Italia e Presidente di Eat Europe, Luigi Scordamaglia, e al commissario all'agricoltura e alimentazione, Christophe Hansen.
Sottolineando la necessità di una vera e propria "inversione di rotta rispetto alle politiche varate dalla scorsa Commissione", il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, ha rilevato che l'Europa deve avere un ruolo "da protagonista e per poterlo fare deve partire da una sicurezza che deve essere garantita ai propri cittadini: la corretta alimentazione e la disponibilità di cibo, e per poterlo fare bisogna sostenere l'agricoltura". "Per portare al centro anche dell'istituzione europea quello che è l'agroalimentare italiano non possiamo più accettare la demonizzazione di alcune filiere produttive come la zootecnia che noi riteniamo essere un grande valore aggiunto", ha detto.
"Il nostro presidio a Bruxelles è di importanza strategica in una fase di rinegoziazione della Politica agricola comune dove le prime sfide sono ridurre la burocrazia, con gli effetti drammatici che in questi anni ha causato nella vita quotidiana delle aziende, e garantire che i fondi vadano solo ai veri agricoltori", ha osservato anche il segretario generale di Coldiretti, Vincenzo Gesmundo.
Per l'amministratore delegato di Filiera Italia e presidente di Eat Europe, Luigi Scordamaglia, "fino ad oggi la Pac è stata vista come uno strumento di aiuto per gli agricoltori ma in realtà è un aiuto per l'intera filiera agroalimentare compensando i maggiori costi di produzione che altrimenti si trasferirebbero sui consumatori dando origine a disuguaglianza alimentare".
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