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Donna uccisa, marito resta in carcere

Donna uccisa, marito resta in carcere

Le violenze andavano avanti dal 2012

MILANO, 03 settembre 2019, 12:31

Redazione ANSA

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Deve restare in carcere Aurelio Galluccio, l'uomo fermato domenica scorsa per aver ucciso a coltellate la moglie Adriana Signorelli, 59 anni. Lo ha deciso il gip di Milano Maria Vicidomini dopo che stamani, nell'interrogatorio di convalida del fermo, il 65enne, difeso dal legale Federico Magnante, ha scelto di restare in silenzio davanti al giudice. Lo stesso pm Monia Di Marco aveva chiesto per Galluccio, accusato di omicidio volontario aggravato e tentato omicidio per aver cercato anche di investire con la sua auto gli agenti intervenuti nella notte tra sabato e domenica nella casa della donna, la convalida del fermo e la custodia cautelare in carcere.

Le violenze di Galluccio nei confronti della moglie andavano avanti dal 2012 e l'ultima aggressione, che ha fatto scattare il codice rosso, è avvenuta quattro giorni prima dell'omicidio. Il 65enne, che fino al momento dell'arresto per l'omicidio aveva solo l'obbligo di firma, ha precedenti per maltrattamenti, rapina, spaccio e altri reati.
   

A seguito dell'ultima segnalazione alla polizia da parte di Adriana Signorelli, quattro giorni prima che venisse uccisa, non si sarebbe potuto procedere con un arresto in flagranza del marito Aurelio Galluccio per l'ennesima aggressione nei confronti della donna, anche perché l'uomo, quando la donna telefonò agli agenti la notte tra il 27 e il 28 agosto, si era già allontanato dalla casa di lei. E' quanto viene spiegato da fonti giudiziarie in Procura a Milano. La telefonata della donna attivò la procedura del 'codice rosso' e quindi lei venne subito ascoltata il 28 agosto dagli agenti, delegati dal pm di turno. Stando a quanto riferito, si sarebbe potuto procedere solo chiedendo una misura cautelare con ordinanza al gip, e non con un arresto in flagranza, ma appena 4 giorni dopo l'ultima aggressione la donna è stata uccisa. "Lo amo troppo", aveva detto lei agli operatori specializzati nel contrasto alle violenze di genere già nel 2015, mentre l'uomo, stando a quanto risulta dagli atti, le ripeteva spesso: "Ti ammazzo, ti faccio a fettine".

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