La necessità di nuovo approccio multidisciplinare che metta insieme i settori dell'archeologia, egittologia, geofisica, geologia e geomatica è stata sottolineata da un professore di Fisica presso il Politecnico di Torino, Franco Porcelli,nel corso di un seminario online organizzato questa settimana dal Centro Archeologico Italiano dell'Istituto Italiano di Cultura al Cairo.
"La mia visione è che, nell'arco dei prossimi 50 anni, i
progressi nelle strumentazioni geofisiche e del remote sensing
porteranno a rivoluzionare il modo in cui lavorano gli
archeologici", ha scritto Porcelli all'ANSA rispondendo alla
richiesta di sintetizzare l'intervento fatto al webinar tenutosi
martedì scorso.
La geomatica è la tecnologia di rilevamento e trattamento
informatico dei dati relativi alla terra e all'ambiente.
Porcelli è noto per aver coordinato la terza scansione georadar
della tomba di Tutankhamon, condotta da un team del Politecnico
di Torino, in collaborazione con l'Università di Torino e due
aziende private (Geostudi Astier di Livorno e 3DGeoimaging di
Torino) e con esperti del Ministero delle Antichità egiziano.
La ricerca italiana ha sostanzialmente smentito la teoria
dell'egittologo inglese Nicholas Reeves, secondo il quale la
tomba di Tutankhamon sarebbe parte di una più grande, forse
appartenente alla Regina Nefertiti. "Purtroppo i dati geofisici
da noi raccolti non mostrano la presenza di camere nascoste e di
corridoi adiacenti alla tomba di Tutankhamun - ha argomentato
Porcelli - e pertanto il nostro lavoro non supporta la teoria di
Reeves". "Il risultato potrà sembrare deludente - ha aggiunto il
docente - tuttavia, il rigore scientifico con il quale è stato
ottenuto dimostra la che la Geofisica è matura e può fornire
risposte conclusive in merito a questioni e dispute di natura
archeologica". Il docente ha anche dichiarato di essere pronto a
mettere a disposizione di future missioni egiziane nella Valle
dei Re tutti i dati raccolti dal team italiano.
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