Mappe antiche come la carta nautica
di Francesco Oliva e quella di Giovanni Battista Cavallini,
entrambe del XVII secolo, accanto alle inedite immagini
satellitari "scattate" oggi. Il rostro di una nave romana della
flotta che nel 241 a.C. sconfisse i cartaginesi e la testa di
Ulisse, l'eroe errante per antonomasia, dal sepolcreto degli
Statili di Roma e oggi al Museo Nazionale Romano. E poi ancora,
la copia moderna delle tre lamine in oro (VI secolo a.C.),
scoperte nel 1964 a Pyrgi sulla costa dell'Etruria, e il
crogiolo di lingue, dialetti e voci delle genti, in
un'installazione site specific. È il racconto di Mediterranea.
Visioni di un mondo antico e complesso, la mostra realizzata da
Fondazione Maxxi e Med-Or Italian Foundation, in collaborazione
con Agenzia Spaziale Italiana, Telespazio, e-GEOS, Agenzia
Spaziale Europea, che fino al 31 agosto racconta nello spazio
Extra del Museo delle Arti del XXI secolo il Grande Mare,
attraverso la memoria dei popoli, dei suoi miti e del suo
presente.
Promossa dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione
Internazionale e dal Ministero della Cultura e curata da Viviana
Panaccia, l'esposizione era nata in occasione di Matera Capitale
Europea della Cultura 2019 e dopo aver girato il mondo conclude
il suo viaggio ora a Roma.
"Il Mediterraneo, nella sua intrinseca pluralità - spiega la
presidente della Fondazione Maxxi, Emanuela Bruni - si configura
come spazio di riflessione e confronto, in cui l'arte può
contribuire in modo concreto a generare nuove prospettive di
dialogo".
"La mostra - dice all'ANSA la curatrice Panaccia - racconta il
Mar Mediterraneo in tutta la sua complessità. Parla di popoli,
culture e arte, cercando di creare un dialogo tra scienza e
arte, archeologia e natura. Il paesaggio è una parte importante
di questo viaggio, ma soprattutto le emergenze che questo mare
oggi si trova ad affrontare: emergenze di carattere ambientale,
sociale, di flussi migratori".
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