(di Francesco Gallo)
Se ieri sera alla serata inaugurale
del 75/o Festival di Berlino, Tilda Swinton, attrice e attivista
scozzese, c'era andata pesante sull'oggi con frasi come "il
disumano ha ormai invaso il nostro sguardo" e "l'omicidio di
massa perpetrato dallo stato sta attualmente terrorizzando più
di una parte del nostro mondo", stamani all'incontro stampa per
celebrare il suo Orso d'oro onorario, presente la neo direttrice
artistica Tricia Tuttle, i toni sono più miti e le parole più
usate sono connection, community nel senso che quello che ci
salverà è comunicare, condividere.
Vale a dire: "dobbiamo credere che si possa cambiare la mente e
il cuore della gente che la pensa diversamente da noi". È
appunto quello che dice a una giornalista russa preoccupata per
la comunità Lgbtq in Russia.
"Bisogna che ognuno si stringa forte alla sua comunità perché se
ci arrendiamo davvero tutto è perduto. Non possiamo rinunciare a
pensare di poter raggiungere anche le persone che crediamo
irraggiungibili".
E l'attrice butta acqua sul fuoco anche quando le si chiede cosa
pensi del Bds (Boycott, Divestment and Sanctions), campagna
globale a guida palestinese di 'boicottaggio, disinvestimento e
sanzioni' contro Israele che aveva invitato tutti gli artisti a
non partecipare alla Berlinale di quest'anno per la complicità
del governo tedesco nei rispetti della tragedia di Gaza. "Sono
una grande ammiratrice e ho grande rispetto per il Bds. Ma ho
deciso che era più importante per me venire, ho pensato che era
potenzialmente più utile a tutte le nostre cause. È stata
insomma una mia scelta personale di cui mi assumo la piena
responsabilità. Allo stesso tempo ho enorme rispetto e
comprensione della necessità per le persone di trovare modi per
essere efficaci e forti quando tutto ti è contro".
Qual è il film più importante per l'attrice sessantaquattrenne
premio Oscar e strettamente legata al Festival di Berlino dove
ha ricoperto il ruolo di Presidente di Giuria nel 2009 e ha
presentato tanti suoi film compreso il primo, Caravaggio, Orso
d'Argento nel 1986? "Un film che ho visto quando avevo otto anni
e ha cambiato la mia vita, una cosa tanto straordinaria che per
anni ho pensato fosse un sogno. È lungo solo pochi minuti e si
chiama 'Power of Ten' di Charles e Ray Eames. Devo averlo visto
in televisione, ora c'è anche su YouTube. È un film scientifico
che dimostra come tutto sia relativo moltiplicando o dividendo
per dieci la realtà che ci circonda. Da una coperta di picnic si
va al Lago Michigan, da questo ci si allarga a tutta l'America e
poi vedi il pianeta Terra e ancora più lontano fino alla
Galassia. È fenomenale, bisognerebbe mostrarlo ai bambini di
otto anni perché fa innamorare delle capacità del mezzo
cinematografico. Questo è il film che ha cambiato la mia vita".
Cosa avrebbe fatto la Swinton se non avesse incontrato il
cinema? "Avevo due cose in mente. Una fare l'apprendista per la
formazione di risorse umane o fare la sceneggiatrice. Ho tanto
rispetto per la scrittura cinematografica e credo che abbiamo
più che mai bisogno di sceneggiature intelligente, reattive e
colte e di sceneggiatori che conoscano le cose del mondo".
Swinton dà anche notizie di un anno sabbatico in arivo: "Quando
lunedì tornerò a casa in Scozia, entrerò in una fase della mia
vita che aspettavo da circa 15 anni in cui farò qualcosa di
diverso".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA