(di Mauretta Capuano)
Un detto curdo afferma che "si può
misurare il grado di libertà di una società sul livello di
libertà delle donne". Lo richiama alla memoria la giovane
scrittrice Fatma Aydemir che nel suo romanzo 'Tutti i nostri
segreti' (Fazi) racconta una famiglia di immigrati mettendo a
confronto, attraverso tre generazioni di donne, il modo in cui
si sono sviluppate nel tempo l'integrazione e l'emancipazione.
"Mi auguro che nessuno consideri scontate le conquiste
raggiunte finora, in particolare per le donne e la comunità
queer, e vorrei che la terza generazione di migranti fosse
solidale con i migranti che arrivano adesso. Bisogna allungare
una mano, combattere insieme per i loro diritti" dice all'ANSA
la scrittrice che è nata nel 1986 nell'ex Germania Ovest da una
famiglia di origine turco-curda. 'Tutti i nostri segreti', il
suo secondo romanzo che ha scalato le classifiche in Germania e
che è venuta a presentare alla Festa del Libro e della Lettura
Libri Come all'Auditorium Parco della Musica di Roma, è
ambientato negli anni Novanta, quando la Germania "non si vedeva
come una società di immigrati. Oggi - sottolinea - la percezione
è diversa. Sentiamo di far parte della società".
"La mia generazione, la terza, ha avuto l'istruzione nelle
scuole tedesche. Partecipiamo attivamente alla società. I nostri
nonni e genitori erano invece completamente isolati. Ma ci sono
ancora casi di violenza razzista, prendono sempre più piede. La
situazione è in peggioramento" sottolinea Fatma che vive a
Berlino e con questo libro, uscito in Germania nel 2022, in fase
di pubblicazione in diciassette paesi, è stata tra l'altro
finalista al prestigioso premio Deutscher Buchpreis. "Il
migrante viene usato come capro espiatorio. Viene identificato
come la causa per cui i tedeschi hanno problemi economici, sono
in crisi. Così è più facile, ma i problemi sono altrove.
L'immigrazione è un fenomeno globale. Il razzismo è un
sentimento molto potente per mettere le persone una contro
l'altra, quando invece hanno in comune molto più di quanto
pensino".
Il protagonista del romanzo, arrivato all'età della pensione
dopo trent'anni di lavoro nelle fabbriche tedesche, realizza il
sogno di comprare un appartamento a Istanbul, ma, per un malore
improvviso, muore pronunciando un nome: 'Ciwan'. Lascia moglie
e i quattro figli, due ragazze e due ragazzi e un segreto che
viene a galla riaprendo antiche ferite. "La letteratura per me è
sempre un atto politico. Se parlo con miei colleghi scrittori
tedeschi degli anni Novanta, hanno un ricordo romantico di un
momento migliore dell'attuale. Ma tutto dipende dalla
prospettiva con cui guardi: gli anni Novanta sono stati un
decennio violento per i migranti in Germania. Io all'epoca ero
una bambina, ma ora posso focalizzare alcune tematiche e
problemi realizzando che ci sono ancora oggi: violenze razziste,
omofobia, il ruolo della donna all'interno della società. Sono
problematiche senza tempo e che nei vari contesti cambiano
forma, ma sono sempre presenti".
I segreti nelle famiglie hanno un ruolo fondamentale: "Sono
le storie che non si raccontano per proteggere se stessi e i
familiari che non sopporterebbero alcune verità. Sono le storie
che si rimuovono per vivere in pace. Mentre scrivevo ho
riflettuto su cosa mantenga una famiglia unita. I segreti e il
silenzio sono la nostra àncora di salvezza per mettersi a sedere
tutti insieme intorno ad un tavolo, anche se crescendo le
visioni sono diverse" racconta la scrittrice che vive a Berlino.
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