Stefano Ardito Gran Sasso, il gigante
del Sud
(Solferino, pp. 352, 20,60 Euro).
L'alpinismo è nato anche sul Gran Sasso. Nel 1573 il
capitano bolognese Francesco De Marchi, un
costruttore di fortezze, raggiunse i 2912 metri del Corno
Grande, la vetta più elevata del massiccio, con due
amici e a tre cacciatori di camosci.
Per arrivare lassù, superò "certe vene di sassi, cosa
horrenda d'andarvi..." .
Nei quattro secoli e mezzo che separano Francesco De
Marchi dai nostri giorni, l'alpinismo e l'escursionismo sul
Gran Sasso hanno fatto molta strada. Tutte le vette e le pareti
del massiccio sono state salite.
Alle imprese in verticale degli Aquilotti di Pietracamela
(nati nel 1923) sono seguite quelle dei "sestogradisti" del
dopoguerra, e poi dei campioni abruzzesi, marchigiani e
romani di oggi. Sono stati realizzati impianti di risalita,
sentieri segnati e rifugi.
Il confronto tra l'uomo e la roccia, la neve e il
ghiaccio dell'inverno, è il fil rouge utilizzato da Stefano
Ardito per condurre il lettore alla scoperta degli angoli più
belli e selvaggi del Gran Sasso.
La montagna però, ricorda l'autore, scrittore giornalista e
filmmaker romano ma con il cuore in Abruzzo, non è stata segnata
soltanto dall'alpinismo.
Nel nuovo lavoro di Ardito, dopo i "ritratti" dell'Everest e del
K2, vengono raccontate le sofferenze degli alpini abruzzesi
nelle due guerre, della Resistenza e delle stragi naziste
intorno all'Aquila, della breve prigionia di Mussolini a Campo
Imperatore.
Delle epoche più vicine a noi, si parla dell'apertura del
Traforo autostradale nell'84, e della nascita
dei Laboratori del Gran Sasso, che diventano un'eccellenza
nazionale, attirando fisici da tutto il mondo.
C'è la passione di Papa Giovanni Paolo II per il Gran
Sasso e l'Abruzzo.
Si legge anche del boom e del declino della transumanza, che
nel Quattrocento aveva attratto verso Campo Imperatore
industriali della lana come i Medici di Firenze.
Non possono mancare il terremoto dell'Aquila del 2009 e
quelli dei Sibillini e di Amatrice del 2016, che devastano
anche i borghi del grande massiccio abruzzese. Ci sono la
valanga e la strage di Rigopiano, 29 morti, una tragedia
evitabile, e che commuove l'Italia e il mondo.
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