"Argante rappresenta tutti coloro
che sono in fuga dalla vita". Emilio Solfrizzi, protagonista de
"Il malato immaginario" non ha dubbi. ""Nonostante i suoi 350
anni, è un personaggio modernissimo - racconta all'ANSA - Anche
la pandemia che abbiamo vissuto ha creato innumerevoli Arganti,
che non sono più usciti di casa, hanno rinunciato a vivere una
vita normale per il terrore di contrarre la malattia. Quale?
Quella che dicevano i medici, che però si contraddicevano tra
loro".
L'attore e comico pugliese è in Sardegna con la celebre
commedia di Molière che sarà in scena da mercoledì 19 a domenica
23 aprile al Teatro Massimo di Cagliari e lunedì 24 al Comunale
di Sassari, ultime date della tournée nazionale, per La Grande
Prosa del Cedac. L'ironia del grande commediografo francese
colpisce due volte nel segno: il bersaglio non è solo
l'ipocondriaco, ma anche la schiera di sedicenti luminari e
guaritori che approfittano delle sue paure. La regia di
Guglielmo Ferro mette l'accento sul dramma di un uomo ancora
giovane e vigoroso, in perfetta salute "per rendere più evidente
questa sua lacerazione", sottolinea Solfrizzi.
Approdato al successo grazie a Striscia la notizia, "Sei
forte, maestro" e "Love Bugs", poi "L'avvocato Guerrieri" e
"Tutti pazzi per amore", l'attore ha interpretato Paolo
Borsellino nella miniserie su "Giovanni Falcone - L'uomo che
sfidò Cosa Nostra" e Otto Frank in "Mi ricordo Anna Frank". Al
cinema spazia da "Matrimoni" e "Liberate i pesci!" di Cristina
Comencini, "Agata e la tempesta" di Silvio Soldini, "La
stazione", "La terra" e "Mi rifaccio vivo" di Sergio Rubini,
alle commedie di Carlo Vanzina, Fausto Brizzi e Paolo Genovese.
Sull'arte di far ridere spiega: "Il comico induce il pubblico
alla confidenza, mentre il tragico mette una distanza, l'attore
diventa quasi il tramite con l'autore e il testo, ma la comicità
in Italia tradizionalmente è tenuta in minore considerazione. Io
ammiro artisti come Totò, i suoi film non li vedo, li studio,
per carpire quel suo magnetismo. Lo stesso per Eduardo e
Gilberto Govi, ma anche Monicelli e il Neorealismo, maestri di
quel tipo di comicità che noi italiani abbiamo insegnato al
mondo".
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