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Ilaria Capua racconta la pandemia di Mary Shelley su Rai5

Ilaria Capua racconta la pandemia di Mary Shelley su Rai5

A "Pagine" la virologa guida alla lettura de "L'ultimo uomo"

ROMA, 12 aprile 2025, 12:56

Redazione ANSA

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"La pandemia ci ha lasciato, secondo me, una sensazione di vulnerabilità perché abbiamo capito che di fronte a determinate manifestazioni della natura siamo in grossa difficoltà e questo Mary Shelley l'aveva capito". È in una veste nuova, quella di lettrice, che la virologa Ilaria Capua, tra le scienziate italiane più note anche a livello internazionale, invita alla lettura de "L'ultimo uomo", il romanzo di Mary Shelley, protagonista del documentario firmato da Clarissa Montilla e Dario Marani, in onda lunedì 14 aprile alle 23.00 su Rai5 per il nuovo programma di letteratura "Pagine", che ripercorre la genesi del romanzo nato dalla penna visionaria dell'autrice di Frankenstein e il cui protagonista, Lyonel, si ritrova appunto a essere l'ultimo uomo sopravvissuto, solo in un universo davanti al quale si sente fragilissimo.
    "Il romanzo, scritto nel 1826 e ambientato nel 2090 - prosegue Capua -, è incredibilmente attuale perché racconta di un lungo viaggio che attraversa molti Paesi, in fuga da una pandemia in un tempo in cui non si conoscevano i virus e si conoscevano pochissimo i batteri. Noi abbiamo vissuto una pandemia nell'epoca globalizzata che si è diffusa in tempi molto rapidi e ci ha spaventati perché nessuno si aspettava nel 2020 che potesse emergere un virus capace di fare il giro del mondo e colpire miliardi di persone".
    Il documentario, anche con il contributo di docenti universitari ed esperti, si sofferma sulla nascita del romanzo e sui temi che lo attraversano, come l'industrializzazione e il rapporto tra l'uomo e una natura che si "ribella", anch'esso così attuale. "Noi - aggiunge la virologa - abbiamo vissuto una pandemia nei tempi moderni e avevamo, anche se non immediatamente, la prospettiva di poter usare dei vaccini e di poter curare la malattia. All'epoca questi strumenti non c'erano e, nel romanzo, questa peste procede inesorabilmente e i protagonisti non hanno alcuno strumento per difendersi se non scappare, ma la pandemia li raggiunge. E a mano a mano che si muovono nei diversi Paesi, scoprono che alla pandemia si associa una situazione di desolazione, di grande tristezza. Per questo consiglio di leggerlo: è un libro impegnativo, ma che aiuta a riflettere su quello che abbiamo vissuto, su come lo abbiamo vissuto e come lo avremmo vissuto se soltanto una pandemia come quella da Covid ci avesse colpito agli inizi dell'800".
   

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