Nel 2024 le aziende marchigiane
hanno attivato 214.162 rapporti di lavoro (-2,3% sul 2023), di
cui il 10,7% a tempo indeterminato (22.929 assunzioni), il
39,13% di contratto a termine (84.221 assunzioni), il 19,4% di
contratto intermittente (41.444 assunzioni), quest'ultima
tipologia contrattuale in aumento e superiore alla media
italiana che si attesta al 9,9%. Le cessazioni dei rapporti di
lavoro sono state 209.253, valore sostanzialmente invariato
rispetto al 2023 (-0,1%), di cui il 10,2% licenziamenti di
natura economica. Le trasformazioni di contratti precari in
rapporti a tempo indeterminato sono state 23.223, 1.395 in meno
rispetto allo stesso periodo del 2023 (-5,7%). La flessione
rispetto al 2023 dei rapporti di lavoro attivati risulta più
marcata tra le donne (-3,2% contro il -1,6% degli uomini), le
quali osservano anche una riduzione del 10% delle assunzioni a
tempo indeterminato. Sempre i più giovani, inoltre, sono oggetto
della riduzione più significativa delle assunzioni a tempo
indeterminato (-14%).
Questi i dati dell'Osservatorio sul mercato del lavoro
dell'Inps, rielaborati dall'Ires Cgil Marche. "La precarietà
assume numeri vertiginosi per donne e giovani. Nelle Marche la
situazione è in peggioramento. Inefficaci sono state le misure
adottate dalla giunta Acquaroli", il commento di Eleonora
Fontana, segretaria regionale Cgil Marche. Per Giuseppe
Santarelli, segretario generale Cgil Marche "i referendum sul
lavoro rappresentano una grande opportunità per modificare
alcune delle norme del mercato del lavoro che rendono più deboli
lavoratrici e lavoratori".
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