L'Associazione italiana giovani
avvocati (Aiga) esprime "preoccupazione" per l'istruttoria
avviata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato
nei confronti del Consiglio nazionale forense (Cnf), in
relazione all'introduzione dell'articolo 25-bis nel Codice
Deontologico della categoria professionale.
Per il sindacato dei legali under45, infatti, "l'interpretazione
posta a fondamento dell'istruttoria (norma in contrasto con
l'articolo 101 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione
europea, in quanto potenzialmente lesiva della concorrenza tra
professionisti) poggia su un presupposto giuridico erroneo:
l'avvocato non è un operatore economico come gli altri, ma un
presidio costituzionale di giustizia".
Per il presidente dell'Aiga Carlo Foglieni, "assimilare
l'attività forense a quella imprenditoriale ed equiparare il Cnf
ad un'associazione privata di categoria significa non solo
ignorare la natura pubblicistica della professione, ma rischia
di compromettere un equilibrio ordinamentale che affonda le sue
radici nei valori dello Stato di diritto".
E, sulla potenziale restrittività della concorrenza, poi,
evidenzia: "L'articolo 25-bis non limita la libertà di
determinazione del compenso né la libera concorrenza tra
professionisti, bensì dà semplicemente attuazione a quanto
previsto dalla legge sull'equo compenso che, nel rispetto
dell'articolo 36 della Costituzione, mira a riconoscere anche al
professionista il diritto di percepire un compenso proporzionato
alla quantità e alla qualità della prestazione svolta nei
confronti dei soli "contraenti forti", ossia banche,
assicurazioni, imprese di grandi dimensioni e Pubblica
amministrazione. Nessun abuso della posizione dominante si può -
dice - ravvisare nella norma in questione".
Quanto affermato dall'Antitrust "evidenzia, ancor di più, la
necessità di prevedere la figura dell'avvocato in Costituzione -
conclude Foglieni -, confidando che una volta ricevuti gli
opportuni chiarimenti l'Autorità archivi la pratica".
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