Le sciarpe giallorosse fanno il loro ingresso nella scintillante hall dell'Hotel Lotte a metà pomeriggio. Un bambino di forse sette anni indossa una maglietta della Roma. Ma un altro un po' più grande una del Napoli con il nome di Maradona.
Tra i grandi qualcuno fa vedere i tatuaggi sulle braccia con le immagini del Capitano, e una foto del prossimo che farà: Francesco Totti con l'elmo da gladiatore. Un ristretto gruppo - poco più di dieci tra cui un paio di russi - del Roma Club Mosca, ammessi all'incontro con l'ex numero 10 giallorosso sbarcato in Russia per partecipare come ospite d'onore in serata all'RB Award del maggior portale nazionale dedicato alle scommesse sportive.
I membri del club, che normalmente si riuniscono in un pub vicino a Piazza Pushkin per guardare le partite, vengono portati al primo piano, dove si mettono in fila sotto gli occhi vigili degli uomini della sicurezza davanti a uno stanzino. Dentro a riceverli uno alla volta c'è lui, per il selfie di rito. Anche i giornalisti sono ammessi, ma con la stessa trafila e senza la possibilità di fare domande. Troppe le polemiche scatenate in Italia da questa visita, alle quali lo staff ha deciso di non rispondere, rimandando alla dichiarazione fatta da Totti all'ANSA il 25 marzo scorso in cui confermava la trasferta. "Io non sono un politico né un diplomatico, sono un uomo di sport che ne promuove i valori in giro per il mondo", aveva detto, aggiungendo che non avrebbe problemi anche ad "andare a Kiev".
Non è bastato questo a sedare la bufera scatenatasi sui social in Italia. Su X oggi c'è chi lo accusa di "indecenza", di "propaganda zarista", di avere fatto "un assist a Putin" rendendosi di fatto complice - lui che è ambasciatore dell'Unicef - delle uccisioni di bambini ucraini. Qualcuno ha postato una foto di Hitler accanto a quella del suo arrivo all'aeroporto Vnukovo di Mosca. E poi gli insulti. E anche qualche minaccia circostanziata, fa sapere un suo collaboratore, motivando i limiti posti ai reporter con l'esigenza di non alimentare ulteriormente la tensione. Qualcuno, sempre sui social, difende la scelta del "Grande Capitano", e un utente lo definisce addirittura "ambasciatore di pace". Un ruolo al quale non aspira, come ha fatto capire nella dichiarazione di due settimane fa in cui definiva quello nella capitale russa un semplice "viaggio di lavoro", estraneo alla politica.
La due giorni di Mosca ha invece presentato l'occasione per qualche rimpatriata. Come con l'ex compagno di squadra Gigi Di Biagio - attuale CT della nazionale Under 23 saudita - che fuori dallo stanzino conversa con i tifosi in attesa. Qualcuno di loro dice che è in Russia per un torneo di padel. Qualcun altro sorride con aria misteriosa e dice che il motivo è un altro. Ma la vera carrambata a Totti l'ha riservata il canale sportivo Match Tv. Durante un'intervista gli è stato chiesto di ricordare quale fu il suo primo gol in Serie A. "Contro il Foggia, nel 1994", risponde lui. E a quel punto entra in studio l'autore del pareggio per i pugliesi, il russo Igor Kolyvanov. I due si abbracciano cominciano a chiacchierare in italiano.
Tanti ricordi, insomma, per quella che i russi salutano come "una leggenda del calcio", celebrandone l'attaccamento alla maglia, come fatto da un altro intervistatore per il sito dedicato alle scommesse sportive Metaratings. "Un tempo i calciatori mostravano più lealtà per i loro club, mentre oggi il calcio è diventato più un business", risponde Totti. Lo sguardo vaga ancora nel passato quando gli chiedono di eleggere i due migliori allenatori che ha avuto: "Mourinho e Ancelotti". E poi un rimpianto: "Non essere riuscito a giocare con Ronaldo". Il brasiliano ex interista, ovviamente. Infine, lui che è arrivato a Mosca con il figlio Cristian, lancia un messaggio a padri e madri: "Il problema di molti giovani giocatori - dice - sono i loro genitori, che li mandano a fare calcio senza chiedere la loro opinione. I figli lo sentono e giocano per forza, e questo è sbagliato".
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