Un urlo di dolore che si schianta nell'indifferenza internazionale: viene dal Sudan dopo due anni di guerra civile scoppiata il 15 aprile 2023 tra esercito e paramilitari, i cui scontri fanno strage di civili.
"In Sudan c'è la più grande crisi umanitaria al mondo, ma è invisibile. Bisogna metterla sotto i riflettori e intervenire a livello internazionale", ha detto all'ANSA Marco Bertotto, direttore dei programmi di Medici senza Frontiere Italia.
"Il conflitto in Sudan ha dimensioni e caratteristiche molto particolari di gravità sul fronte di malnutrizione, spostamenti forzati, attacchi alle strutture sanitarie e impedimento all'acceso degli aiuti: una tempesta perfetta", ha aggiunto, ricordando numeri allarmanti: l'insicurezza alimentare colpisce 25 milioni di persone e 13 milioni sono gli sfollati dalle violenze mentre varie emergenze sanitarie imperversano in ambito materno e infantile, sommandosi ai raid subiti dalla stessa ong.
"Finora sono stati almeno 80 gli attacchi contro le strutture sanitarie da noi gestite, tra il 70 e l'80% di quelle presenti in Sudan per l'Oms risulta inutilizzato e inutilizzabile", ha affermato ancora Bertotto, che ha denunciato i continui ostacoli agli aiuti umanitari per le vittime di una guerra che non mobilita la comunità internazionale. "Chiediamo meccanismi di monitoraggio che consentano l'applicazione del diritto umanitario internazionale e la protezione delle strutture e del personale sanitario, oltre che dei civili", ha continuato, avvertendo che "a giugno inizia la stagione delle piogge, quando aumentano i rischi di malnutrizione".
L'Onu ha dichiarato la carestia in almeno 10 località sudanesi, compreso il campo profughi di ZamZam che Msf ha dovuto abbandonare a febbraio per ragioni di sicurezza. Al deterioramento della situazione si è aggiunto il taglio degli aiuti deciso da Washington all'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale. Per Bertotto "è evidente che, se nel 2024 i fondi non erano sufficienti, quest'anno la situazione sarà ancora peggiore a fronte di un aumento dei bisogni".
Secondo il direttore dei programmi Msf Italia, la decisione dell'amministrazione Trump rappresenta "una tendenza generalizzata. In tutto il mondo stanno cambiando le priorità: si investe più in sicurezza, armi e infrastrutture, gli aiuti internazionali fanno parte di una logica di solidarietà non più al centro dell'azione dei governi". E il Sudan ne è un triste emblema.
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