La Lega alza il tiro e si dice pronta a proporre al gruppo dei Patrioti un'iniziativa per invitare Ursula Von der Leyen a rivedere il progetto da 800 miliardi di euro per la difesa. Una mossa che stride con la linea dei colleghi di governo in Italia, in particolare all'indomani dell'intervento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, dal palco di Azione, ha ironizzato sui quei leader che sperano nella trasformazione dell'Ue in "una grande comunità hippie demilitarizzata".
"Abbiamo bisogno di costruire, non di sfasciacarrozze", ammonisce il vicepremier azzurro Antonio Tajani che avverte il resto del centrodestra: "Siamo leali con il governo, ma non rinunceremo mai alle nostre idee, non piegheremo la testa quando si tratta di difendere i nostri valori". Matteo Salvini, però, non molla e, nonostante Tajani gli abbia spiegato più volte nei giorni scorsi che "la politica estera la decidono lui e la premier", il segretario della Lega, con il congresso alle porte, insiste sulla sua linea del 'no alle armi' rilanciando un sondaggio secondo il quale "94 italiani su 100 dicono no all'invio di truppe in Ucraina". Commentando che è "sacrosanto". "Per la Lega - ricorda - le priorità sono ospedali, scuole, stipendi e sicurezza degli italiani, non eserciti europei o spese folli e inutili per proiettili e bombe, che allontanano una pace necessaria". La posizione del partito, pro-Trump e anti-von der Leyen, corre sui social dove l'account ufficiale della Lega definisce il neo presidente Usa "l'unico che sta mettendo in atto una grande operazione di pace nel nostro continente", mentre "quello di Bruxelles è un atteggiamento totalmente irresponsabile".
Da Napoli, dove si chiude la convention di FdI, Arianna Meloni rilancia, invece, le ragioni della sorella e riserva una stoccata a chi non vuole investire nella difesa. Giorgia è "riuscita a far dialogare le due sponde dell'Atlantico. Bisogna avere senso di responsabilità non stiamo giocando a Risiko. Se non ci occupiamo di sistemi di difesa e un giorno arriva la Cina che si fa? Gli cantiamo Imagine?", ironizza tirando in ballo la canzone-inno al pacifismo di John Lennon. Noi "siamo sempre stati europeisti", ribadisce e "siamo con l'Italia e con l'Europa, perché l'Italia è in Europa e siamo convinti che non si debba rompere l'Occidente". Rafforzare la difesa europea é necessario per la sicurezza e per scongiurare future crisi, concorda Maurizio Lupi (Noi Moderati). Tre gambe della coalizione, insomma, si osserva nell'opposizione, e "tre posizioni diverse in Ue". Per FI la prospettiva europea, soprattutto in questo momento storico, resta l'unica possibile e Tajani, da ministro degli Esteri, è determinato a far valere tutto il suo peso.
Il partito "gode di ottima salute, siamo il terzo in Italia e la seconda forza del centrodestra", sottolinea. Sui dazi, per esempio, "la trattativa deve essere europea", non solo per l'Italia, perché "indebolire l'Ue con tentativi velleitari sarebbe una forma di autolesionismo", afferma. Altra cosa è favorire il dialogo transatlantico grazie alle buone relazioni del governo con la nuova amministrazione americana, si osserva. Eppure, il responsabile organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, giura che la coalizione è "compatta" e che "non c'è stato un solo problema dall'inizio della legislatura". Dossier europei a parte, l'ultima lite si è consumata 24 ore fa sulla riforma dello ius sanguinis approvata in Cdm su proposta di Tajani, con Lega e Noi Moderati che hanno chiesto di aggiustare il tiro in Parlamento. FI in giornata schiera diversi sindaci a difesa del provvedimento, oltre a Flavio Tosi, segretario regionale di Veneto e Trentino Alto Adige che dichiara: "Finalmente diciamo stop alle truffe di chi desidera diventare italiano solo per ottenere un passaporto europeo o altri vantaggi. La cittadinanza è una questione seria, non può essere trattata come un bene in vendita".
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