Una visita a sorpresa,
"un giorno speciale, un momento di luce in mezzo alle macerie",
racconta oggi all'ANSA Luciano Severini, allora anima pulsante
della frazione, la visita a sorpresa che nel primo pomeriggio
del giorno di San Francesco del 2016, il Papa con il nome del
Poverello fece a San Pellegrino di Norcia, già duramente colpito
dalla scossa di terremoto del 24 agosto che provocò morte e
distruzione ad Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto. Una
visita silenziosa, senza cerimoniale, ma destinata a lasciare un
segno profondo.
Ad accoglierlo, con emozione e incredulità, era stato il
vescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, l'allora
sindaco Norcia Nicola Alemanno e l'intera comunità del borgo,
ancora stordita dalla devastazione e dalla paura. Nessuno sapeva
della visita.
"Fu emozionante e commovente - ricorda ancora Luciano -,
un'emozione forte, gente che piangeva. Non capita tutti i giorni
di vedere arrivare il Papa nel proprio paese distrutto". Durante
la visita, mentre si raccoglieva in preghiera accanto alla
chiesa parrocchiale crollata, Papa Francesco ricevette un dono
inatteso: un'effigie della Madonna di Montesanto, recuperata
proprio da quella chiesa sventrata dal sisma. A porgergliela fu
Riziero Orsini, abitante di San Pellegrino. "L'avevo a casa -
racconta ora all'ANSA -, l'avevo salvata dal terremoto. Quando
ho visto il Papa ho sentito che dovevo donargliela. All'inizio
non volevano farmi avvicinare, ma gli spiegai che era
un'immagine sacra e indicai il monastero da cui proveniva. Lui
la prese con gratitudine e disse grazie e che si sarebbe
informato della tradizionale processione".
Quel momento di raccoglimento davanti alle rovine, insieme
alla comunità ferita, fu per molti un'iniezione di speranza.
"Non c'erano discorsi, non c'era retorica", ricorda Alemanno.
"Era lì, con noi, a condividere il nostro dolore, fu una grande
iniezione di speranza", dice ancora l'ex sindaco. La presenza
del Papa, così semplice e profonda, resta uno dei simboli più
vivi di quel periodo di prova. "Eravamo tra le ultime comunità
toccate da quella prima ondata di scosse - aggiunge Severini - e
lui venne da noi. Un gesto che non dimenticheremo mai".
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