(di Michele Esposito)
Dai dazi reciproci alla "pausa
reciproca", per citare una fonte europea, in meno di
ventiquattrore. L'Europa ha risposto prontamente alla mano tesa
di Donald Trump sulle tariffe con una decisione equivalente,
ovvero sospendendo per 90 giorni le contromisure approvate nella
giornata di mercoledì.
Ursula von der Leyen ci ha pensato giusto una notte. Poco
dopo mezzogiorno e dopo aver saggiato gli umori dei 27, la
presidente della Commissione ha deciso: "Vogliamo dare una
possibilità ai negoziati", ha sottolineato, rimarcando come si
tratti solo di una sospensione: "Se i negoziati non saranno
soddisfacenti, scatteranno le nostre contromisure. Tutte le
opzioni sono sul tavolo".
Poco prima dell'annuncio della numero uno dell'esecutivo Ue
il suo braccio destro, il capo di gabinetto Bjorn Seibert, aveva
comunicato le intenzioni di Palazzo Berlaymont ai Paesi membri
in una riunione d'urgenza con i Rappresentanti Permanenti. Il
sostegno politico alla sospensione, spiegano fonti europee, è
stato netto, seppur con diverse sfumature. Un ruolo di primo
piano lo ha esercitato l'Italia, che continua a guidare le
capitali dialoganti. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha
sentito il commissario al Commercio Maros Sefcovic per
concordare un'accelerazione della sospensione. I mercati europei
hanno apprezzato, così come il sistema produttivo. Ma è la
stessa Commissione ad aver sempre chiarito come la messa in
campo delle tariffe non sia mai stata un obiettivo negli attuali
rapporti commerciali con Washington.
La sospensione di Usa e Ue riguarda tuttavia due tipologie di
tariffe differenti. Washington ha fermato quelli considerati da
Trump "dazi reciproci" nel fatidico 2 aprile. Ma ha lasciato
operativi quelli precedentemente imposti su acciaio e alluminio.
Bruxelles ha sospeso la sua risposta - finora l'unica - a questi
ultimi, in attesa di mettere a punto un piano più ampio. Dalla
Commissione hanno respinto qualsiasi accusa di debolezza. "Il
nostro atteggiamento è sempre stato fermo, tranquillo e
coerente", viene sottolineato. Lunedì il collegio dei commissari
formalizzerà la sospensione, che va ratificata ex post, entro 14
giorni in comitatologia. Nel frattempo, però, Bruxelles si
aspetta un passo verso i negoziati da parte degli Usa, magari
riesumando la proposta europea dei 'zero dazi per zero' sui beni
industriali.
La situazione resta complessa anche perché, ha osservato una
fonte europea, a dispetto dell'Ue - per la quale tratta Sefcovic
- nessuno Oltreoceano ha un vero mandato a negoziare. In agenda,
al momento non è fissato alcun incontro faccia a faccia tra il
commissario Ue al Commercio e il suo omologo. E di un contatto
tra von der Leyen e Trump non c'è ancora traccia. A Washington
volerà Giorgia Meloni e nessuno, a Palazzo Berlaymont, ha
pensato che sia un problema. Ma c'è un'appendice: a trattare,
sui dossier commerciali, è la Commissione.
Bruxelles ha giudicato la distensione di Trump un passo
importante, ma non si fida e non smetterà di preparare le
contromisure, incluso lo strumento anti-coercizione. Nel
frattempo, continua ad allargare la sua rete. In un colloquio
con il presidente degli Emirati Arabi Mohamed bin Zayed Al
Nahyan, von der Leyen ha concordato il lancio dei negoziati per
un accordo di libero scambio focalizzato, tra l'altro, su
rinnovabili e materie critiche. Mentre sull'intesa Ue-Mercosur
Bruxelles sta "dialogando" con i Paesi più reticenti, Francia e
Italia prima di tutto. La proposta finale, con le revisioni
richieste, sarà presentata in estate.
Poi c'è la Cina. A Bruxelles stanno notando un lieve cambio
di atteggiamento di Pechino. I canali sono stati riaperti,
l'obiettivo - viene spiegato - "è migliorare i rapporti
commerciali" con il colosso asiatico. In estate il summit
Ue-Cina potrebbe sancire il mutamento di passo. Con
un'incognita: la richiesta di Trump all'Ue, al tavolo negoziale,
di imporre nuove tariffe anti-cinesi. "Cosa accadrà alla fine
dei 90 giorni? Sono molto più preoccupato di cosa potrebbe
succedere tra 90 minuti...", ha ironizzato il portavoce Ue per
il Commercio Olof Gill.
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