(di Francesco De Filippo)
FUTILITA' di FRANCESCO FIORENTINO
(MARSILIO, PP148, EURO 16). L'amore è come un bagaglio il cui
peso va adeguato all'età di chi lo porta. O lo trascina. E' un
sentimento autentico, non si lascia strumentalizzare:
innamorarsi (o pensare di esserlo) non per condividere il
proprio destino con un'altra persona ma per sfuggire all'ansia
di invecchiare o scongiurare lo spegnimento dell'erotismo, è un
vivere posticcio che mostra presto i suoi limiti. Facile a
dirsi, molto meno comportarsi di conseguenza. Francesco
Fiorentino è uno di quei maschi che ha capito questa dinamica,
come ben sintetizza nel suo ultimo romanzo, Futilità (Marsilio).
Ma la comprensione non esclude che lui stesso non sia caduto
nell'equivoco, come sembra di ricavare dalla lettura di questo
breve ma intenso libro.
Che sia vero o no, si tratta di un evento di cronaca
personale, che non riguarda il Fiorentino scrittore. Il quale,
invece, colto, dimostra una notevole profondità di pensiero,
che, come quegli uomini giunti a conclusioni importanti dopo
lunghe riflessioni e confronti, distilla in pillole
apparentemente semplici e con un distacco dalle cose materiali
amaro e ironico. Ironia rinforzata dall'anagrafe partenopea.
La storia di Ugo, docente universitario di Storia dell'arte,
che, in soggiorno di studio di un anno a Parigi per scrivere un
saggio sulle Annunciazioni, lascia la moglie, Chiara, rimasta a
Firenze, per andare a vivere con la venticinquenne romana Sofia,
che ha la metà dei suoi anni, conosciuta proprio nella capitale
francese, Fiorentino avrebbe potuto intitolarla "Passione
senile" o "Il professore innamorato". Invece, la chiama
"Futilità", termine che in questo caso ha il valore semantico di
deposito, luogo dove sversare emozioni, sofferenze, delusioni e
ardori che, essendo "asincroni" tra i due protagonisti per età e
per spessore culturale, si rivelano amori di facciata,
inconsistenti. Bagatelles, appunto. Tempeste d'amore che
turbinano in un ambiente accademico incattivito, mediocre e
svuotato di senso, ridotto a velleitarismi mondani, al quale Ugo
- più autentico - riesce in parte a sottrarsi.
L'autore sembra giustificare l'attrazione irresistibile del
professore per la bella Sofia: "Ci si innamora sempre allo
stesso modo, quello dei sedici anni", sostiene; "non c'è pietà
per chi non è amato", incalza. Ma pagine più avanti non può che
ammettere la realtà dei fatti: "Ognuno costruisce pietra su
pietra il proprio labirinto, nella speranza di non incontrarsi
mai". Forse anche Ugo, che pure è uomo consapevole e lucido, è
buon architetto del proprio dedalo: pur di non incontrarsi,
progetterà nuovi corridoi e svolte sotto forma della ricerca di
un amore, di un sentimento forte che lo stordisca e lo distolga
dall'unico elemento non futile, il passare del tempo.
L'avvicinarsi dell'appuntamento definitivo, il "deserto
dell'ultima attesa".
L'essere umano maschio - Ugo, il Grigio, Emanuele - è perciò
esso stesso un vivente futile, ben più della donna - Chiara,
Sofia, Ines - che sa vivere la sua età e i suoi amori e non
tenta di barare con il presente, tanto meno con il passato.
Fiorentino ne fa una questione di epoca, ambientando il
romanzo alla vigilia dell'annientamento della "gioiosa macchina
da guerra" di Occhetto e della dilagante vittoria elettorale di
Berlusconi. Certo, il magnate di Arcore ha accelerato il
processo di commercializzazione del pensiero, di
ridicolizzazione della critica; egli stesso è vittima (seriale e
morbosa) di attrazioni per le giovani, ma non gli si può
attribuire la responsabilità di essere in questo un archetipo.
Tanti uomini e da sempre sono attratti dalle giovani; ma un
distinguo può essere fatto sui motivi di questo richiamo, dando
in parte ragione all'autore: naturale attrazione erotica oppure
desiderio di ancorarsi artificiosamente alla giovinezza.
"Estetizzazione della moralità come eleganza mi pare un sintomo
rilevante nel momento in cui vengono meno ideali in cui
impegnarsi", ha indicato Fiorentino in una recente intervista
alla Gazzetta del Mezzogiorno, secondo una analisi legata
all'epoca, argomentando che "sul mercato sentimentale un single
cinquantenne e piacente viene ben valutato", soprattutto se lui,
"grazie a diete e pillole può credere di essere ancora giovane".
Futilità è il terzo romanzo di Fiorentino che, insegnante di
letteratura francese, ha pubblicato saggi su Molière e Balzac, e
due polizieschi con il magistrato Carlo Mastelloni.
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