Milano, Torino, Bologna, Firenze,
Padova oltre a molte altre città disegnano la galassia dei
lavoratori dell'Università, ricercatori, personale docente e
ausiliario, che hanno preso parte allo sciopero generale
proclamato - da Cub e Cgil - per dire "basta ai tagli, ai bassi
salari, ai lavori in appalto e al precariato".
A Torino si è svolto un presidio dalle 7.30 al Castello del
Valentino con corteo alle 14.30 verso il Rettorato
dell'Università e assemblea alle 17; studenti e insegnanti hanno
bloccano l'ingresso alla Facoltà di Architettura e Urbanistica.
A Milano dalle 11 è stato attuato un presidio all'Università
della Bicocca; a Bologna nell'ambito delle iniziative per lo
sciopero generale alle 10 si è svolto un presidio davanti al
Rettorato, alle 15 un'assemblea plenaria dopo un corteo.
"Facciamo vivere lo sciopero in ogni Ateneo, in ogni
Dipartimento e in ogni aula, costruendo forme di blocco e di
dissenso per un sapere messo a disposizione dell'interesse
collettivo e per chiedere contratti stabili e dignitosi per
tutte le figure che lavorano nell'università e per la fine delle
esternalizzazioni", ha sottolineato un ricercatore a Bologna.
"La Cgil grazie a una battaglia nazionale ha bloccato il ddl
Bernini sulle carriere, tanto è che la ministra sta cercando di
fare passare lo stesso provvedimento con altri strumenti -
sottolinea Massimiliano De Conca, segretario generale lombardo
Flc Cgil -. Vogliamo la revisione completa dei meccanismi di
reclutamenti che penalizzano chi da anni fa ricerca".
"Contestiamo i tagli del governo Meloni che, mentre si
impegna a riempire il Paese di nuovo debito finalizzato al
riarmo e al trasferimento della ricchezza nazionale nelle mani
dell'industria bellica, taglia le risorse per l'Università e per
la ricerca (tranne ovviamente quelle finalizzate alla guerra) -
hanno affermato Flaica-Cub e Cub-Sur (Scuola, università e
ricerca) a Milano -; la riforma Bernini che prevede ulteriore
precarietà per tutte le figure che lavorano all'Università e che
non si vedono riconosciuto un contratto dignitoso e per la
condizione inaccettabile delle figure lavorative che operano in
appalto presso gli Atenei del paese e che sono costrette ad
accettare condizioni di lavoro peggiorative rispetto a quelle
che spetterebbero loro".
La Cub chiede "il taglio della spesa bellica trasferendo
questi fondi al finanziamento ordinario dell'Università per la
stabilizzazione delle figure precarie; veri concorsi nazionali,
la fine del sistema baronale di valutazione dei precari e la
fine del sistema degli appalti e la stabilizzazione del
personale esternalizzato di tutti gli Atenei".
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