La pace si costruisce con il dialogo e Papa Leone XIV scende subito personalmente in campo. Per la pace "io impiegherò ogni sforzo", assicura nell'incontro con i cattolici orientali, molti dei quali vivono nelle zone piagate dalle guerre, dall'Ucraina al Libano, dalla Siria al Caucaso. E il Papa mette a disposizione la sua rete diplomatica che in questi anni ha cercato di alleviare le sofferenze dei popoli ma anche di trovare punti di incontro nei conflitti.
"La Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi, perché ai popoli sia restituita una speranza e sia ridata la dignità che meritano, la dignità della pace. I popoli vogliono la pace e io, col cuore in mano - ha detto Leone XIV - , dico ai responsabili dei popoli: incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo!". Parole subito raccolte dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky: "sono grato a sua Santità - scrive su X - per le sue sagge parole sulla disponibilità della Santa Sede a svolgere un ruolo di mediazione nel ripristino della Pace".
"Apprezziamo la perspicace dichiarazione del Pontefice e ribadiamo - aggiunge il leader ucraino - il nostro impegno nel promuovere significativi sforzi di pace" per una tregua immediata e un incontro "al più alto livello" con la Russia. Un impegno del Papa in prima persona perché "la guerra non è mai inevitabile, le armi possono e devono tacere, perché non risolvono i problemi ma li aumentano; perché passerà alla storia chi seminerà pace, non chi mieterà vittime; perché gli altri non sono anzitutto nemici, ma esseri umani: non cattivi da odiare, ma persone con cui parlare".
Il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin fa notare che Leone "è un uomo di pace, che vuole la pace e che costruirà la pace proprio attraverso questi ponti che ha richiamato fin dalle prime parole". Quanto invece ad un possibile viaggio di Prevost a Kiev, dopo l'invito di Volodymyr Zelensky, Parolin replica che "è prematuro, c'è stato l'invito, adesso il Papa valuterà che cosa fare".
Possibile invece che il suo primo viaggio sarà a Nicea. E' un anticipo di quello che sarà il primo incontro tra il Papa e i diplomatici venerdì 16 maggio. Non è passata neanche una settimana dall'elezione di Papa Prevost che già chiaramente si delinea la priorità del suo pontificato. Pensa ai "massacri di tante giovani vite, che dovrebbero provocare sdegno, perché, in nome della conquista militare, a morire sono le persone" e mette in evidenza che "la pace di Cristo non è il silenzio tombale dopo il conflitto, non è il risultato della sopraffazione, ma è un dono che guarda alle persone e ne riattiva la vita. Preghiamo per questa pace, che è riconciliazione, perdono, coraggio di voltare pagina e ricominciare".
E con queste premesse è da attendersi che anche la messa per il suo insediamento, domenica 18 maggio, possa essere una occasione per colloqui, scambi, incontri bilaterali, come lo fu il funerale di Papa Francesco con lo storico incontro in basilica tra Trump e Zelensky.
L'Aula Paolo VI oggi era gremita di vesti e copricapi liturgici ai quali in Occidente non si è abituati. Melchiti, greco-cattolici, siriaci, caldei, solo per citarne alcuni: sono nella grande famiglia cattolica ma i loro riti sono poco conosciuti. E Papa Leone lancia un monito ai pastori cattolici di rito latino: rispettare l'identità di queste persone. Tanto più per il fatto che sono lontane della loro case perché in molti casi fuggite da guerre o da condizioni impossibili di vita. Sono tante le bandiere che in Vaticano raccontano queste storie di sofferenza, come quella ucraina, la libanese, l'irachena. Tanti i profughi presenti alla prima udienza giubilare di Leone XIV.
La giornata del Papa è stata piena anche di incontri. Innanzitutto quello con il campione di tennis Jannik Sinner. Riceve volentieri la nuova racchetta in dono ma Prevost non cede alla partitella, propostagli dal campione, nelle austere stanze vaticane. "Meglio di no", dice accennando alle lampade e alle altre cose che si potrebbero rompere. Fa anche una battuta sul suo abito da Papa: "Forse a Wimbledon mi lascerebbero giocare", visto che su quel campo il dress code impone rigorosamente il bianco. Leone ha visto anche il cardinale Sean O'Malley, che ha lottato una vita contro gli abusi, e mons. Rino Fisichella confermando tutti gli appuntamenti del Giubileo. Centrale anche l'incontro con i vertici dell'Opus Dei, l'organizzazione alla quale Papa Francesco aveva imposto una difficile riforma.
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