VINCENZA ALFANO, 'LE SIBILLE'
(SOLFERINO, PP.192,17 EURO) -
Vite di donne fuori dagli schemi che si ribellano al canone di
moglie, madre e casalinga e per questo pagano un prezzo
altissimo, che le porta a un passo dalla morte. Nel libro di
Vincenza Alfano 'Le Sibille', in libreria dal 21 febbraio, la
vita di Costanza, narrata dalla figlia Emma, è quella di una
donna che desidera scrivere il libro perfetto per non essere
dimenticata. La stessa vocazione che di fatto salva la vita
della scrittrice Sibilla Aleramo, intrappolata in un matrimonio
sbagliato con un uomo violento che vuole dominarla. E che lei
lascerà pagando lo scotto doloroso di non vedere crescere il
figlio. A scoprire le connessioni tra queste 'sibille' è Emma,
lettrice appassionata. "'Una donna' - racconta nelle prime
pagine - mi aveva folgorata. Era il primo romanzo di Rina
Faccio, più conosciuta con lo pseudonimo di Sibilla Aleramo",
quello che l'avrebbe resa celebre. Quale voce narrante del
libro, Emma spiega di come la madre Costanza a cui il desiderio
di maternità "era stato instillato" doveva mettersi a scrivere
il suo romanzo "di sera tardi o di mattina", quando il marito
Giovanni usciva di casa. "Si sentiva costretta a nascondersi
perché intuiva che la scrittura veniva vista come un ostacolo
alla realizzazione dei suoi doveri matrimoniali" annota Emma. La
storia di Costanza nel libro si interseca con quella di Sibilla
Aleramo: anche in quel caso aspirazioni frustrate dalle attese
maschili, quelle di una buona moglie che non sia anche una
accanita lettrice e men che meno 'un'artista', una scrittrice
come nel caso di Aleramo. Lei mette sulla carta il suo viaggio
interiore, i drammi che la portano a un tentativo di suicidio
dopo il quale riesce a sottrarsi al 'carcere matrimoniale'. La
vita di Emma e Costanza prosegue tra amore e dissidio insanabile
che inizia fin dai giorni della scuola con la figlia che 'ama e
odia' la madre, così diversa dalle altre. "A scuola rischiavo di
essere emarginata dagli altri bambini che crescevano al riparo
di una famiglia normale. Non era un problema per me. Non me ne
vergognavo". Tuttavia Emma reclama il suo diritto a una vita
'normale' mentre la vita sua e della madre, che per avere
l'annullamento del matrimonio non esita a dichiararsi incapace
di intendere e volere, sembrano viaggiare in direzioni opposte
fino a quel giorno, a quel biglietto con scritto "Perdonami, se
puoi", a quel volo dal balcone. Costanza si salva, per miracolo.
Ed è proprio il libro di Aleramo 'Una donna', regalatole dalla
madre anni prima, che fa sì che Emma eviti di perdersi tra i
sensi di colpa e le domande che un gesto così dirompente portano
con sé. Emma scopre incredibili connessioni tra i due destini,
al punto che pagina dopo pagina la vita di Sibilla e quella di
sua madre sembrano sovrapporsi fino a confondersi. E' così anche
per la ricerca di un uomo da amare che nel caso di Sibilla
Aleramo vede diversi incontri con uomini di lettere e poeti fino
alla relazione con Dino Campana che scivola nella follia. O come
nel finale in cui Costanza trova un piccolissimo appartamento
dove vivere sola e scrivere e anche qui Aleramo diventa il
collante "delle nostre vite fuse e confuse". Emma si augura che
anche la madre "abbia trovato la sua 'povera stanza solitaria'
come Sibilla in via Margutta", dove la scrittrice si trasferisce
nel 1925 dopo dolorose e intermittenti permanenze in alberghi,
pensioni, camere d'affitto. "L'ambiente è piccolo, freddo, buio,
ma Sibilla ha finalmente trovato il suo approdo".
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