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E' un uno-due da incontro di boxe
quello che il festival di Cannes confeziona all'inizio della
78/a edizione, ieri sera una cerimonia emozionante che ha
radunato nel Gran Theatre Lumiere Robert De Niro, Leonardo
DiCaprio, Quentin Tarantino in uno scatto che resterà negli
annali, oggi è planato Tom Cruise con Mission: Impossible - The
Final Reckoning, l'ultimo (forse) capitolo della saga d'azione
che vede la 62enne star dalla forma fisica da Top Gun penzolare
da aerei ad alta quota da stuntman provetto quale continua ad
essere appassionando schiere di fan nel mondo. Folla assiepata
sotto il sole dal pomeriggio sperando che si fermi con i comuni
fan: e così è stato, smoking nero, capelli più lunghi del
solito, immancabili occhiali scuri, si è fermato autografando in
lungo e in largo guardato a vista dalla security con un
sottofondo suonato dal vivo della musica del film mentre in sala
i Vip lo attendevano per la premiere del film di Christopher
McQuarrie, adrenalinico divertimento di puro cinema. Cruise è il
personaggio del giorno ma a Cannes c'è ancora De Niro che ha
ricevuto l'ennesima lunghissima standing ovation nell'incontro
con il pubblico animato dal regista e artista Jr. "La morte? Non
ho scelta, quindi tanto vale non averne paura", ha detto
l'81enne mito che alla schiera dei premi della lunghissima
carriera ha aggiunto la Palma d'oro onoraria di Cannes. "Ma il
tempo che mi resta è tutto prezioso: imparare ad abbracciare la
vita, andare avanti e accettare tutto, nel bene e nel male" ha
aggiunto laconico l'artista. Nell'incontro in cui è stato
mostrato in anteprima un trailer del documentario che Jr sta
realizzando con De Niro sul padre pittore, Bob ha ricordato i
suoi miti d'infanzia: "Marlon Brando con Fronte del Porto, James
Dean, Montgomery Clift, Laurence Olivier, i western di John
Ford. Il primo film che ho visto nella vita è La bella e la
bestia di Jean Cocteau". Pierfrancesco Favino, un anno fa
giurato di Cannes, è tornato sulla Croisette questa volta da
protagonista di un film delicato, intenso, lucido ritratto di un
adolescente che cerca di percorrere una sua strada diversa. E'
Enzo, il film di Laurent Cantet realizzato da Robin Campillo
dopo la morte prematura del regista della Classe e che ha aperto
la Quinzaine. Un film francese in coproduzione europea, Italia
compresa (Lucky Red che poi distribuirà in sala). "Questa volta
l'ispirazione ce l'avevo in casa non ho dovuto cercare altrove",
ha scherzato l'attore che con l'attrice Anna Ferzetti (reduce
dal nuovo film di Paolo Sorrentino) è padre di Greta (2006) e
Lea (2013). Enzo è il 16enne che sceglie il percorso di
apprendista manovale e di amicizia con due giovani operai
ucraini con la testa al loro paese in guerra, dirazzando dalla
sua famiglia alto borghese che vive in una villa meravigliosa a
Marsiglia, con piscina panoramica, che lo vorrebbe
all'università come il fratello. Il padre è amorevole ma
preoccupato, quasi esce fuori di testa. "Lo comprendo pienamente
- ha detto Favino - Del resto nessuno ha ricette se non forse
quella di ascoltare. Oggi viviamo in un mondo aggressivo e che
ti chiede performance, ai giovani e a tutti, non puoi fallire e
questa pressione è spaventosa. Quello che resta sempre uguale è
la sofferenza dell'adolescenza. Ecco lì sono disarmato: vorrei
prendermi io un po' della sofferenza delle figlie, farmene
carico". Favino è a Cannes ma non si tira indietro sul tema
politico sul cinema, da firmatario illustre di una lettera che
chiede al governo e al ministero della cultura di incontrare le
associazioni di categoria per ascoltare le richieste urgenti e
riparare a incertezze normative e ritardi sul tax credit che
stanno paralizzando il cinema italiano. "È necessario costruire
ponti. Noi siamo a disposizione se vorranno ascoltarci", ha
detto. Il concorso di Cannes intanto è partito bene con 'Sound
of Falling' di Mascha Schilinski (I Wonder) e 'Two Prosecutors'
del regista ucraino Sergei Loznitsa (Lucky Red). Il primo,
poetico e raffinato, segue la storia di quattro ragazze della
campagna tedesca, Alma, Erika, Angelika e Lenka attraverso
epoche diverse. Il secondo è ambientato nell'Unione Sovietica
staliniana del 1937 raccontando come tra le migliaia di lettere
di detenuti ingiustamente accusati dal regime una riesce ad
arrivare sulla scrivania del neo-nominato procuratore locale.
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