Il femminile nell'arte, a
ricordare quel principio che sostiene e nutre la vita, ma che
può anche rimandare alla bestialità, alla natura e alle sue
metamorfosi, all'erotismo, alla morte. Sono 40 le opere che,
spaziando dalla pittura figurativa alla scultura e
all'installazione, compongono la collettiva "Mater Mundi",
ospitata dal 18 maggio al Museo archeologico SanPaolo di
Monselice (Padova). La mostra, curata da Barbara Codogno,
riunisce i lavori di 13 artisti contemporanei - Tobia Ravà,
Chandra Fanti, Angelo
Giordano, Fabrizio Vatta , Aldo Ghirardello, Greta Bisandola,
Viviana Di Domenico, Stefano Reolon, Ruggero D'Autilia, Roberta
Ubaldi, Enrica Berselli, Alice Padovani, Silvia Patrono -
provenienti da tutta Italia, chiamati a interpretare il concetto
di "Madre del mondo", spesso associato alla Terra come
generatrice di vita o a figure femminili simbolo di fertilità ma
che governano anche il pulsionale e il regno della morte. La
mostra dialoga con il Museo, trovando nella Sala della Buona
Morte la sede espositiva per le opere pittoriche, molte di
grandi dimensioni. L'allestimento realizzato dalla curatrice
costruisce all'interno della sala una sorta di utero in acciaio
composto da griglie metalliche in assonanza con gli interventi
utilizzati per il restauro del museo e con la componente
architettonica della Sala della Buona Morte, realizzata nel
1700. Alcune sculture e installazioni invece trovano posto
nell'area museale in cui sono custoditi i reperti archeologici,
innescando con essi una relazione perturbante, mostrandosi come
oggetti visionari a cavallo tra mito e ibridazione.
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