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Aldo Nove, Tutta la luce del mondo

Aldo Nove, Tutta la luce del mondo

Il santo di Assisi visto con gli occhi del nipote Piccardo

ROMA, 02 aprile 2014, 12:42

Nicoletta Tamberlich

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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ALDO NOVE, TUTTA LA LUCE DEL MONDO (BOMPIANI, EURO 18,00, PP. 294).
    "Nel Medioevo tutto era stupendo. Nel senso che era pieno di stupore. E c'erano i miracoli, e le cose non erano semplicemente cose, e l'acqua non era acqua solamente, e il cielo era un po' più del cielo. Tutto recava segno d'antiche battaglie, il male e il bene andavano alla guerra, c'era un torneo infinito che le stelle guardavano dall'alto dei cieli, che sapevano i segreti oscuri delle persone...". E' un romanzo maestoso il Medioevo illustrato con potenza narrativa da Aldo Nove in "Tutta la luce del mondo" e dedicato a San Francesco, il folle di Dio. "Nel Medioevo l'uomo era l'immagine di Dio, ma tutto attorno c'era il mondo e in lui si rifletteva, e in quel mistero gli angeli specchiavano negli occhi degli uomini e gli occhi degli uomini erano pieni di d'universo, ovunque una foresta era strapiena di simboli e traboccava luminosa di storia e di ombre... Morire era più facile di adesso, ma vivere più avventuroso e tutti abitavano contemporaneamente in molti mondi e c'era il paradiso, c'era l'inferno e come scale dell'anima che uno percorreva di ora in ora gli istanti si cambiavano d'aspetto". La terra era una madre prepotente, dolcissima ad accogliere chi aveva finito il proprio viaggio e generosa di frutti e misericordiosa. Però non si sapeva chi c'era dentro, nel fondo del suo fondo misterioso. Era la terra. Pareva che ci fosse conficcato il diavolo, e il diavolo era il re del mondo all'incontrario in cui la gente che nasceva passava, ma di fretta, per andare altrove e altrove dappertutto(...). Così ogni tanto un angelo veniva a controllare, a benedire. Ma soprattutto c'erano i miracoli. Esattamente come ora c'è Google. Se tu parlavi a un lupo, ti capiva. Ma lo dovevi fare con amore. Con quell'amore che c'è ovunque e scioglie la luce in ogni cosa, incominciando il senso di una storia. Storia dopo storia. Difficile spiegarlo dopo secoli.
    Nove accompagna il lettore in un secolo nuovo, da riscoprire e da attualizzare. La creazione e crescita del mondo si riflette nel percorso di vita del piccolo Piccardo che si accosta allo zio Francesco, ne scopre la fede e le sofferenze e privazioni che lo rendono santo fino al saluto estremo. Con gli occhi di Piccardo, l'autore svela una città come Assisi e il suo "tragitto che inizia nella confusione del mito e si conclude nel trionfo celeste con uno straripamento di luce, tutta la luce del mondo che doveva arrivare, a spaccarne in due il destino segnato dal nome e compiuto in ogni suo punto da un singolo evento, inesausto accadere". Ma sono gli occhi di Francesco che Nove vuole dotare di parole, quegli occhi stupiti, meravigliati dalla grandiosità dell'universo, da quel "carnevale dell'universo" straboccante di luce che prende forme diverse sotto la volta celeste in un "conflitto festoso". Francesco si priva di tutto e si veste di fede, parla con la natura e la ama incondizionatamente. Piccardo lo osserva, lo apprezza e soffre con lui. "Francesco viveva i frutti di quell'eccesso con la meraviglia della scoperta quotidiana e con il dolore del travaglio continuo. Era come se tutto lo attraversasse... era una fragilità di creatura che si apre accogliendo, come gli occhi di un bambino che per la prima volta vedono gli occhi del mondo e vedono che è tanto, troppo da leggere. Allora il bambino impara a tenere gli occhi serrati, per vedere solo quanto non possa accecarlo. Francesco aveva gli occhi spalancati!".
    In un Medioevo "pieno di stupore", teatro di battaglie, custode di segreti, terra di avventure e di viaggi, di amori e paure estreme, dispensatore di attimi sottratti a un'eternità di cui pareva si cibasse ogni cosa, sorse un uomo, Giovanni di Bernardone, poi conosciuto come Francesco. L'uomo di Assisi, colui che vedeva la luce e la bellezza del suo Maestro Gesù in ogni volto di persona ma anche di animale, e non solo in essi ma pure nel sole, nella luna, nella terra su cui camminava insieme agli altri. San Francesco, il "poverello" per antonomasia, il folle di Dio. Aldo Nove in questo suo nuovo libro non si limita a ricostruire la storia di Francesco. Lo fa, con leggerezza e autenticità, dal punto di vista del nipote Piccardo, un ragazzino dapprima spaurito di fronte alle scelte radicali dello zio, ma poi gradualmente pervaso di una ammirazione giocata sullo stacco fra il riconoscimento della Verità e la coscienza di non poter essere come Francesco, di non poter seguire il suo cammino nello stesso modo. "Tu zio è fidanzato". "Ma cosa dici?". "Lo sanno tutti," disse Benedetto strafottente. "Con chi è fidanzato?". "Con quell'altra santa famosa". "Tu bestemmi". "Tu sei uno stupido".
    "Morirai all'inferno". "No...all'inferno ci andranno tuo zio e la sua amica...". "La fidanzata di tuo zio...". Sullo sfondo, le forti emozioni e gli sconvolgimenti di un'epoca che non fu affatto buia come talora si crede, ma viva come lo sono i linguaggi infantili, forse i soli a cogliere il momento indicibile in cui la vita di un testimone del Regno come Francesco si trasforma in esperienza condivisibile di santità.
   
   

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